Il popolo del Pedocin in anteprima nazionale

Venerdì 30 settembre, alle 21, alla Sala Tripcovich verrà proiettato “L’ultima spiaggia” al prezzo speciale di 2 euro in occasione della Barcolana
Una scena del film "L'ultima spiaggia"
Una scena del film "L'ultima spiaggia"

TRIESTE. «Io ho frequentato il Pedocin da bambino, con i miei nonni, con il privilegio, fino a 12 anni, di poter passare da una parte all’altra. Raccontare questo luogo, sospeso nello spazio e nel tempo, è sempre stato il mio sogno» ha raccontato Davide Del Degan. E Thanos Anastoupolos ha aggiunto: «Conoscevo questa spiaggia perché la mia compagna, che è triestina, la frequentava assieme a nostro figlio. Mi è sembrato un luogo bizzarro, abitato da un’umanità particolare, che si prestava a essere raccontato attraverso il cinema. Un luogo che mi ha fatto riflettere sulle divisioni, sui confini, sulle discriminazioni. Poi ho saputo che anche Davide aveva in mente un’idea simile e allora abbiamo pensato di realizzarla insieme».

 

Da Cannes intervista ai registi del film girato al "Pedocin" di Trieste

 

Detto, fatto. I due registi hanno creato il documentario intitolato “L’ultima spiaggia” che, dopo essere stato presentato al prestigioso Festival di Cannes, sbarca stasera a Trieste nell’ambito di un altro evento che sempre più sta divenendo di richiamo internazionale ovvero la Barcolana.

 

La Tripcovich battezza il docufilm sul “Pedocin”
Lasorte Trieste 27/09/16 - Sala Giunta, Presentazione Film L'Ultima Spiagga girato al Bagno Lanterna, Pedocin

 

L’appuntamento è fissato per le 21 alla Sala Tripcovich con la media partnership de Il Piccolo. Ed è un’anteprima nazionale che è già stata definita un «regalo alla città» dal momento che l’uscita nella sale, a cura dell’Istituto Luce, avverrà a partire dal 13 ottobre. Il prezzo per l’ingresso è speciale: 2 euro.

Davide Del Degan, triestino, e Thanos Anastopoulos, concittadino di adozione, hanno girato all’interno di quello che ufficialmente è lo stabilimento balneare “La Lanterna” per centoventi giorni nell’arco di un anno. Il risultato è un ritratto corale da cui affiora quella che è stata definita “la quintessenza” della Trieste popolare e che porta a riflettere sui concetti di confine, divisione e libertà, ma anche sul passato e il presente della città. «Quel muro che divide - ha commentato Del Degan - paradossalmente regala momenti di libertà».

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