Il premio Nobel David Gross all’Ictp di Trieste: «Non c’è un altro posto che somigli a questo: il suo ruolo crescerà»
Fu insignito nel 2004 per importanti ricerche sulla forza nucleare: «La situazione in Medio Oriente? Rispondo in yiddish: “Oy vey”»

Il premio Nobel per la Fisica 2004 e professore al Kavli Institute for Theoretical Physics di Santa Barbara (California), David Gross, guarda con tristezza a un mondo che sembra sgretolarsi e chiudersi sempre più. Si illumina invece quando parla del «grande sogno per il futuro» dell’Ictp, di cui è stato membro del consiglio scientifico. Nei suoi 83 anni di vita ha visto crescere l’Ictp. Ha studiato la forza che tiene insieme il nucleo di un atomo, proprio come il fondatore, Abdus Salam, che ha conosciuto «quando era giovane», e ha ricevuto il Nobel per la scoperta della libertà asintotica nella cromodinamica quantistica.
«Non c’è altro posto al mondo come questo», afferma, lodando anche la grande «tolleranza» nel sostenere il centro dimostrata dall’Italia. Mantiene sempre una sana dose di humour. Più volte nei suoi interventi davanti al pubblico chiama la Fisica teorica «la regina delle scienze» prendendo posizione con ironia nella vecchia diatriba su quale disciplina sia al vertice della gerarchia delle scienze. Poi scende in campo in difesa del controverso premio Nobel per la Fisica 2024 assegnato all’intelligenza artificiale fingendo un po’ di riluttanza «per dovere» (appuntata alla giacca ha la spilletta d’oro con il profilo di Alfred Nobel): «Altre 14 volte è stato dato a un’invenzione invece che a una scoperta. Ed è la prima realizzata grazie alle ricerche di un fisico teorico».
L’Ictp compie già 60 anni...
«Non li ho vissuti tutti ma sono venuto qua per la prima volta 53 anni fa. L’Ictp ha avuto una lunga e magnifica storia. Ora sono tornato per capire quale sarà il suo futuro e sono molto colpito da quello che vedo sotto la guida di Atish Dabholkar. Me lo ricordo come un giovane dottorando a Princeton, bravissimo nella teoria delle stringhe. Eccezionale come direttore ora. L’Ictp avrà un grande ruolo nel futuro, non c’è niente al mondo che abbia fatto quello che ha fatto l’Ictp negli ultimi 60 anni. Viaggio spesso per le conferenze e non si contano le persone che hanno iniziato la loro carriera qua. Sono quasi 200 mila gli studenti che sono passati da questo posto. E ci saranno tantissime cose nuove che potrà fare: il mondo cambia e così anche le istituzioni scientifiche. È con grande piacere che do il mio piccolo contributo».
Il centro ha grandi piani di espansione, nonostante il mondo vada in direzione opposta agli ideali che lo animano...
«Stiamo attraversando un momento che fa davvero paura... Cosa che rende ancora più importante andare avanti con ottimismo. Purtroppo temo che l’Ictp avrà un ruolo crescente nel dare la possibilità a chi viene da Paesi in guerra tra loro di incontrarsi, era parte del progetto originario di Salam».
Sono stati annunciati ingenti investimenti privati nell’Ictp. È una conseguenza del fatto che in un mondo in conflitto gli Stati non lo fanno più?
«Storicamente l’Ictp si è mantenuto con i fondi dell’Unesco, l’Italia è stata incredibilmente generosa. Ma i finanziamenti statali vengono erosi dall’inflazione, la somma che l’Italia dà al centro è praticamente invariata da 60 anni e il potere d’acquisto è cambiato. Poi c’è il fatto che le istituzioni pubbliche sono burocratiche, e in più ci sono fluttuazioni politiche che determinano variazioni di indirizzo. Ma le istituzioni scientifiche hanno bisogno di guardare al lungo termine e investimenti erosi nel tempo o con grandi fluttuazioni non aiutano. Per fortuna molta della ricchezza che si è creata negli ultimi anni deriva direttamente dalle scoperte scientifiche, e c’è più volontà di donare ricchezza, di restituire alle istituzioni scientifiche. Dunque c’è molto potenziale per realizzare questi sogni».
Dai 12 anni al dottorato lei è cresciuto in Israele, qual è la sua prospettiva su quanto accade oggi in Medio Oriente?
«La posso riassumere in due parole in yiddish “Oy vey” (un lamento traducibile con “ahiahi” ndr), e le direi la stessa cosa se mi chiedesse di parlare delle elezioni nel mio Paese: sono ancora sotto shock per il risultato».
Parlando di scienza: qual è il campo che la entusiasma di più ora?
«Nel mio campo ci sono moltissime domande aperte, 50 anni fa cercavamo di capire la forza nucleare, che cosa tiene assieme il nucleo, di che cosa siamo fatti... Ora ci sono domande ancora più interessanti: di che cosa è fatto lo spazio-tempo, come è iniziato l’universo, che cos’è la materia oscura? Spero solo che almeno qualcuna di queste riceverà risposta finché sono in grado di capirla». —
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