«Il problema è cosa si vuol fare a Monfalcone e a Gorizia»

Difficile dire per chi in sanità ci lavora a livello locale se i 16 milioni promessi dall’assessore regionale Telesca, ovviamente per l’intera Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa friulana-Isontin...

Difficile dire per chi in sanità ci lavora a livello locale se i 16 milioni promessi dall’assessore regionale Telesca, ovviamente per l’intera Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa friulana-Isontina, saranno sufficienti a mettere in sicurezza i servizi e le prestazioni garantiti finora negli ospedali di Monfalcone e Gorizia e nei Distretti sanitari.

L’Anaao-Assomed (Associazione nazionale medici dirigenti ospedalieri) sostiene che il problema di fondo è cosa si vuole fare di Monfalcone e Gorizia. «La riforma della sanità regionale è ben strutturata - viene rilevato -, tuttavia ci si chiede se i sedici milioni saranno sufficienti».

Nonostante poi la riforma preveda determinate riorganizzazioni, il direttore generale, secondo l’Anaao-Assomed, che ha come referente territoriale il dottor Enzo Hrovatin (nella foto), ha comunque lo spazio per muoversi in modo tale da salvaguardare di fatto attività che rispondono a un bacino d’utenza più ampio di quello del territorio di competenza.

È il caso, ad esempio, delle funzioni di Cardiologia, di Nefrologia e di Neurologia che attraggono pazienti anche dalla stessa Bassa friulana e dal territorio di Duino Aurisina.

I sindacati, tuttavia, rilevano che il rischio e la preoccupazione è invece quello di offrire negli ospedali di rete solo attività ambulatoriale.

A monte c’è l’attesa di conoscere dalla direzione generale quali sono state le scelte su ruoli e funzioni dei singoli ospedali.

L’Anaao-Assomed pone, inoltre, la questione dell’ospedale integrato su due sedi. In particolare, è importante che le decisioni di spesa vengano considerate come beneficio per l’intera popolazione isontina.

In altre parole, la gestione delle risorse deve poter andare nella direzione di un vero e proprio ospedale unico tra Gorizia e Monfalcone.

La questione di fondo, però, è appunto quale futuro si stia tracciando per la sanità isontina. Il sindacato rileva che non vi è alcuna resistenza a fare dei sacrifici ora, tanto meno da parte del personale medico purchè però la prospettiva sia di crescita.

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