Il procuratore-scrittore: «Trieste è un iceberg da scoprire»

Con le sue indagini non solo ha svelato trame politiche e terroristiche internazionali, ma ha cambiato anche la storia di Trieste scoprendo i faldoni dell’Ufficio zone di confine e svelando i contenuti dei diari di Diego de Henriquez con lo smascheramento dei fiumi di armi e di denaro inviati dall’Italia quando Trieste era ancora sotto il Governo militare alleato. Prima della Gladio antisovietica, fece intendere il giudice Carlo Mastelloni, ci fu una Gladio antitina nata proprio a Trieste. Alla fine quasi per némesi storica Mastelloni a Trieste ci è arrivato da procuratore capo della Repubblica ed è qui che intende consacrarsi come procuratore-scrittore dal momento che da mercoledì sarà in libreria il suo secondo lavoro di narrativa: “Il sintomo”, scritto in coppia con Francesco Fiorentino, professore di Letteratura francese all’università di Bari e edito da Marsilio. Un altro rimando geografico fa ambientare il giallo a Napoli, luogo di nascita di entrambi gli autori. «Ci conoscemmo - racconta Mastelloni - quando le nostre mamme ci portarono alla medesima scuola elementare per farci saltare la prima classe e farci fare l’esame di ammissione per andare direttemente in seconda. Recentemente ci siamo rivisti e tutti e due avevamo voglia di scrivere un romanzo e allora ci siamo detti: perché non lo facciamo assieme?» Questo però è il secondo libro della coppia. Il primo, uscito nel 2010, è stato “Il filo del male”, ambientato in una Trieste un po’ cupa del 1958. «Sono tornato qualche anno fa a Trieste e mi ha impressionato - riferisce il procuratore - perché in molti aspetti è rimasta uguale a quella del 1958 che avevo visto da piccolo. In particolare piazza Libertà, eccezion fatta per la statua di Sissi, sono rimaste addirittura alcune vecchie insegne di negozi.» Sulla sua decisione di scrivere su Trieste e alla fine anche di venirci a lavorare hanno inciso anche le sue scoperte investigative, avvalorate anche dai diari di Diego de Henriquez. «Mandai la Guardia di finanza a sequestrarli - ricorda Mastelloni - successivamente il Comune li secretò.» E proprio nei prossimi giorni si inaugura il nuovo Museo della guerra per la pace Diego de Henriquez. Fu davanti a Mastelloni che Paolo Emilio Taviani ammise di aver inviato a Trieste tra il ’53 e il ’54, quand’era ministro della Difesa, un arsenale sufficiente ad armare una divisione e due brigate di un esercito. Arrivarono, tra l’altro 138 fucili mitragliatori e 755mila pezzi di munizionamento. Ma il primo libro pubblicato da Mastelloni è stato in realtà un trattato scientifico: “La politica e le iniziative italiane di controllo dei trasferimenti internazionali di beni e tecnologia militare” scritto assieme al generale Carmine Lopez che svela trangolazioni per vendite di armi in particolare all’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) di Yasser Arafat. Ciò sarebbe avenuto anche a margine del cosiddetto lodo Moro, anch’esso scoperto da Mastelloni, in base al quale in cambio di alcune contropartite l’Olp si sarebbe impegnata e non compiere attentati terroristici sul territorio italiano. «Ogni cosa è un iceberg e la realtà spesso supera la fantasia», afferma il procuratore. La storia, anche recente, di Trieste ha ancora tanti lati oscuri che attendono di essere scoperti.
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