Il proprietario della Stazione di Rozzol «Pronto a vendere a chi si fa avanti»

«Trieste mi ha dato tanto, ma mi ha tolto tutto». Claudio De Carli è il proprietario della stazione di Rozzol e di parte del terreno che la circonda. Conosce bene la situazione di degrado in cui giace l’ultra-centenaria struttura ferroviaria sorta sulla vecchia Transalpina. Vuole spiegare il suo punto di vista sulle ragioni di questo brutto capitolo di storia urbana e coglie l’occasione per lanciare un messaggio a imprenditori di buona volontà: «Se qualcuno ha intenzioni serie, lo ascolterò volentieri per negoziare la vendita». Non intende anticipare il prezzo, che sicuramente è sotto il milione di euro: una magra consolazione - dice De Carli - «visto che per un pugno di mosche ho sborsato 3 milioni di euro». Ritiene di essere rimasto vittima della burocrazia comunale e lo spiegherà.
Il dossier-Rozzol corre in parallelo con una parte importante della vita del self-made man De Carli. L’imprenditore edile è nato 60 anni fa in un paese del Veneto orientale, Torre di Mosto. Ha cominciato a lavorare quindicenne e verso la metà degli anni Ottanta ha concentrato l’attività a Trieste, «per me la città più bella del mondo»: nonostante le vicissitudini conserva l’ufficio in piazza della Borsa e alcune proprietà. Nel 2004 costruisce per l’Ater un complesso in via Udine.
Ci stiamo avvicinando al clou della narrazione: un paio di anni dopo De Carli vince un nuovo concorso Ater per realizzare 30 appartamenti e al riguardo acquisisce il terreno attorno alla stazione di Rozzol, comprandolo dalle Fs per 2,5 milioni di euro Iva compresa. Siamo nel 2008 e De Carli prepara i progetti, che si basano sull’edificabilità di 42 mila metri cubi, con ingresso da Salita di Montebello, più o meno a mezza strada tra l’Ippodromo e l’ospedale di Cattinara. Dalla stazione pensa di estrarci un albergo o altri appartamenti: già pronto un progetto, approvato dalla Soprintendenza, per ottenere 18 alloggi nella stazione.
«Per circa sei mesi - prosegue l’imprenditore - le mie carte vagano per gli uffici dell’Urbanistica, poi scatta il regime di salvaguardia perché il Comune si accinge a preparare il nuovo Piano regolatore». Quindi niente concessioni. Fatica a farsi ricevere dai dirigenti. Siamo nella stagione del 2° Dipiazza e il nuovo Piano cambia la destinazione di quei 42 mila metri cubi, che da edificabili diventano zona verde. Destinazione che sarà confermata, anche dopo lo stop al Piano regolatore Dipiazza, dal Piano elaborato durante il quinquennio Cosolini. Risultato: l’operazione Rozzol va in fumo, gli ultimi lavori vengono fatti nel 2013, poi sulla stazione della Transalpina cala il sipario. Niente appartamenti Ater, niente risorse per riconvertire l’edificio costruito all’inizio del Novecento.
Forte il contraccolpo sul business di De Carli, che barcolla ma non molla perché ben patrimonializzato: «Mi salvo dal fallimento accendendo un’ipoteca su alcune proprietà nel rione di San Giacomo». Ma non si salva dall’amarezza, perché ha la netta sensazione che abbiano voluto emarginarlo dalla piazza.
E invece del salto di qualità imprenditoriale è costretto, per sopravvivere, a fare un bel salto geografico in America Latina, dove ricomincia daccapo l’attività di impresario edile. Di Trieste, dal punto di vista economico, non ne vuole più sapere: se trova da vendere stazione e terreni, meglio. Così recupera qualcosa. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo