"Il ragazzo invisibile", Trieste come Cinecittà

Un film per ragazzi, un fantasy, una pellicola eroistica. Su tutto, una Trieste che buca lo schermo nell'ultima opera del Premio Oscar Gabriele Salvatores. Presentato alla stampa romana, in vista dell'uscita in sala il prossimo 18 dicembre, "Il ragazzo invisibile" mescola merce rara per il cinema italiano, generi poco frequentati, e lo fa con piglio decisamente nostrano. Salvatores sventa così il rischio di fare il verso ai colossi oltreoceano raccontando la storia di Michele, ragazzino "Speciale" che un giorno scopre di essere dotato di un superpotere, quello dell'invisibilità. «Abbiamo cercato una chiave europea - racconta il regista - cercando di scavare in profondità nei personaggi, lavorando sulle emozioni e mettendo in scena l'adolescenza, fase piena di cambiamenti in cui cerchiamo il nostro posto nel mondo».
Luogo che va cercando anche Michele, il bravo e giovanissimo Ludovico Girardello (quattordici anni, terza media a Vittorio Veneto), che brama le attenzioni di Stella e dei suoi compagni di classe, sentendosi ogni giorno più invisibile. La metafora è chiara e colpisce nel segno. «A quell'eta - spiega Salvatores - vorremmo sparire, ma allo stesso tempo abbiamo anche paura dell'invisibilità. Per farsi notare, Michele deve diventare invisibile, e quando è normale non lo vede nessuno».
Punto di forza di un film che non rinuncia agli effetti speciali, né a pistole o ad esplosioni, ma che farà di certo la fortuna di questo teen-movie, portando i ragazzi ad una piena identificazione con l'eroe protagonista. E poi c'è l'elemento fantasy e i tanti riferimenti di cui è zeppo l'immaginario collettivo. La tuta del supereroe Michele ricorda alla lontana quella dell'Uomo Ragno, altro personaggio con grandi poteri e grandi problemi, tra i supereroi preferiti da Gabriele Salvatores.
«Fumetti ne ho visti tanti - confida il Premio Oscar - ma i film non li ho visti tutti e non tutti mi sono piaciuti. Ho adorato il primo "Spider-Man", il primo "Batman", quello di Burton, e il "Cavaliere Oscuro" di Nolan. Mi sono lasciato però ispirare anche da "Lasciami entrare", che in realtà è un horror, ma non è un film sui vampiri è piuttosto una storia d'amore. Questo è l'approccio che mi piace». Il regista di "Mediterraneo" parte da qui per tracciare una strada italiana al fantasy, il botteghino ci dirà se avrà avuto ragione. Quel che è certo è che la storia scorre fluida, senza intoppi, ed è avvincente, emozionante.
La sfida è stata raccolta dalla Indigo Film e poi da Rai Cinema, che ne ha fatto il suo film di Natale. Ennesima sfida per Salvatores, che con "Nirvana" aveva già sfondato il muro della fantascienza. «Tutto merito di quel superpotere che mi è piombato addosso nel 1992, quando ho vinto l'Oscar con il mio terzo film. Mi ha permesso di provare a fare cose che altri non possono fare. Per me è un modo per restare giovane». Giovane come il suo Michele, sorta di alter-ego, stando al suo analista.
«Mi sono chiesto perché alla fine penso sempre agli adolescenti, forse perché non ho figli - racconta. Ma secondo il mio analista no. "Salvatores quel ragazzo è lei" - mi ripete». Brilla di tante stelle "Il ragazzo invisibile", tra esse Valerio Golino e Fabrizio Bentivoglio. Ma anche Trieste, messa in scena in lungo e in largo, da Piazza Unità d'Italia al Molo Audace, da Ponterosso all'Università, e ai saliscendi che conducono sempre al mare. Come un tempo gli Studi di Cinecittà, il Porto Vecchio, usato per mettere in scena Italia e Russia, così il Carso, location lunare fuori dal tempo e dallo spazio. Se ne "La Sconosciuta" di Giuseppe Tornatore, Trieste spariva dietro il grigiore del nord-est italiano, ne "Il ragazzo invisibile" il capoluogo giuliano la fa da padrone, città sul mare, città tranquilla, dicono di lei nel film. Bellissima e internazionale.
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