Il ricordo delle Redazioni: «Abbiamo imparato tante cose da te». «Ci spronavi: ”Andiamo avanti”»

Diego D'Amelio
Omar Monestier è scomparso all’improvviso. Aveva 57 anni
Omar Monestier è scomparso all’improvviso. Aveva 57 anni

Un giornalista gentile, capace di costruire una relazione speciale con ciascuno dei colleghi. Un lavoratore inflessibile, pronto a mandarti il primo messaggio all’alba e l’ultimo a mezzanotte. Un direttore proteso verso il futuro. Ognuno col suo stile, i giornalisti intervenuti ieri al funerale di Omar Monestier ne portano alla luce i tratti che ciascun componente delle sue redazioni non può fare a meno di ritrovare nel proprio direttore.

Il condirettore del Messaggero Veneto Paolo Mosanghini sottolinea che Omar «ha fatto delle sue redazioni una famiglia: sapeva tirare fuori il meglio da tutti noi. Era ottimista. Con te, Omar, abbiamo imparato a non temere le sfide: oggi ci lasci forti e uniti». Mosanghini continua a parlare a Monestier come lo avesse davanti, evidenziando «la dedizione per i tuoi giornali, lo sforzo per amalgamare Messaggero e Piccolo, l’orgoglio di rappresentarli sui palchi dove eri invitato». E poi le annotazioni affettuosamente personali: «Il tuo culto della barba, la grandinata di sms». Infine l’eredità morale: «Ci hai insegnato tutto e, quando eravamo claudicanti, ci spronavi col tuo “andiamo avanti”. È stato un privilegio fare un pezzo di strada assieme».

Fabrizio Brancoli, direttore dei quotidiani veneti Gedi, dipinge Monestier con tratti vividissimi: «Molte cose abbiamo imparato dal tuo modo di vivere. Sorridi sempre, guarda avanti, mangia bene, impara a farti il pane in casa e regalalo ogni tanto perché è un simbolo, prenditi cura di te, non aver paura di cambiare, i colori vanno bene ma non indossare calzini troppo colorati, litiga ma fai la pace, esorta chi lavora per te, mostra il petto ai nemici, difendi i colleghi, scrivi in buon italiano, distribuisci torti e ragioni, sii riconoscente con chi ti è stato maestro, soffri ma poi reagisci, considera tuoi i territori che ami, battiti sempre. Oggi piangiamo, Omar, ma poi basta».

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