Il ricreatorio Ricceri si scopre “zapatista” Scoppia subito il caso

Interrogazione urgente di Un’Altra Trieste alla giunta L’assessore Grim: «Non sapevo nulla. Aprirò un’indagine»
Foto BRUNI TRieste 30.09.2011 Ricreatorio Comunale Ricceri
Foto BRUNI TRieste 30.09.2011 Ricreatorio Comunale Ricceri

di Fabio Dorigo

Non ha l’aria di una cellula zapatista. Non sembra un distaccamento della Selva Lacandona del Chiapas. Gli educatori non indossano il passamontagna d’ordinanza del subcomandante Marcos. Ma si sa l’apparenza inganna. E anche le infradito havaianas potrebbero celare qualcosa. Come quell’avviso affisso alla porta: «Cercasi tappeti in disuso per il ricre». Messaggio cifrato. Non c’è dubbio.

Al ricreatorio Ricceri di Borgo San Sergio (via Reiss Romoli), non sventolano bandiere nere con la stella rossa dell’Ezln (Esercito zapatista di liberazione nazionale). Non ancora. Per ora ci sono solo due vessilli slavati: il tricolore della Repubblica e il cielo stellato dell’Unione europea. I ragazzi (oltre 100, ma le iscrizioni sono ancora aperte) non sembrano impegnati in attività rivoluzionarie. Non si vedono magliette con l’effigie del subacomandante né quelle con l’intramontabile del Che. Attendono la merenda pomeridiana. Intanto corrono, giocano, sudano, litigano. Anche furiosamente con gli educatori che cercano di disarmarli con le buone maniere. Ma forse anche questa è solo un’attività di facciata.

«Nessuno pensi di trasformare il ricreatorio Ricceri in un centro di indottrinamento marxista», è la dura presa di posizione dei consiglieri comunali di Un’Altra Trieste, Alessia Rosolen e Franco Bandelli, “coppia di fatto” della politica triestina, che ne hanno fatto un’interrogazione urgente a «sindaco e assessore competente». La denuncia, fanno sapere, arriva da una segnalazione di alcuni genitori di ragazzi che frequentano il ricreatorio. Al ricreatorio, invece, smentiscono. Sotto accusa dure frasi stampate in apertura e in chiusura dell’opuscolo dello spettacolo teatrale (di “acrobalance”) “Equieliberi equilibri... per non bollire” con protagonista anche un ragazzo down. La prima frase è tratta dal libro “Il pianeta terra del luglio 1996 dell’Ezln e appare sopra una stella a cinque punte che a Bandelli e Rosolen ricorda inevitabilmente «la firma utilizzata dalle Brigate Rosse in recenti e meno recenti episodi di terrorismo».

Ma le stelle sono tante... Quella a cinque punte zapatista promette “pluralità”: «quando i cinque popoli saranno uno nella stella, quando le cinque parti dell’essere umano che è un mondo troveranno se stesse e incontreranno l’altro». L’altra, quella in calce all’opuscolo, «è vergata (così scrive la Rosolen) dallo stesso subcomandante Marcos». Di suo pugno. Chiuso. Il famigerato opuscolo, che non ha il logo del Comune né del servizio educativo (c’è solo il riferimento dal ricreatorio), è stato edito a maggio dalla stamperia comunale in occasione dello spettacolo che poi è stato replicato a giugno al teatrino Basaglia di San Giovanni, nell’ambito del Festival delle diversità In perfetta era Dipiazza. Non si tratta quindi di un altro capitolo del “libreto rosso de Cosolini”. E anche l’assessore competente, Antonella Grim, tira un sospiro di sollievo. «Farò una verifica. Non è ammissibile che esca all’esterno una pubblicazione di una struttura comunale senza che nessuno l’abbia preventivamente vista e autorizzata» assicura la Grim che ha già informato la giunta. L’area educazione del Comune, a quanto pare, non ne era a conoscenza. L’assessore non si esprime, ma lascia intendere che non gradisce le derive zapatiste. E non si escludono provvedimenti nei confronti degli educatori sedotti dal subcomandante. Poco importa se le frasi non provengono da testi clandestini, ma da libri pubblicati in Italia anche se ormai fuori catalogo. Poco importa la geografia. «I modelli educativi proposti - teorizza Bandelli - non devono essere quelli dei guerriglieri marxisti del Sud America». Chiapas, appunto. Messico e nuvole.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo