Il rione Pater è un fantasma: murate quasi metà “casette”

Con altri tre alloggi “off limits” salgono a 49 le abitazioni chiuse per evitare occupazioni abusive e in vista di una riqualificazione. Ma tutto è ancora fermo
Di Luca Perrino
Altran Ronchi-case Pater
Altran Ronchi-case Pater

RONCHI DEI LEGIONARI. E sono 49. Sta inesorabilmemte scomparendo e morendo, a Ronchi dei Legionari, lo storico rione delle case “Pater”. Con l’ordinanza di inagibilità e la conseguente muratura di tre alloggi, al civico 48 e 67 di via Matteotti e al civico 105 di via Redipuglia, salgono a 49, su 116, le “casette” ormai chiuse e inacessibili. Ancora una volta, dopo il decesso o il trasferimento degli affittuari, Ater e amministrazione comunale, rispettivamente proprietari delle abitazioni e del terreno, hanno provveduto a rendere “off limits” le case. Che non saranno più riassegnate e che lentamente stanno consegnando al rione uno scenario spettrale, di desolazione, abbandono e degrado. Resistono, oggi, solo 63 famiglie, molte delle quali occupate da anziani che vivono qui da diversi anni. Famiglie che hanno sempre contestato la decisione di murare le case, divenute ricettacolo di immondizie, di topi e di trascurarezza.

«Questi fabbricati – si legge nell’ordinanza emessa dal sindaco Livio Vecchiet - sono stati costruiti con materiali precari, si trovano in pessimo stato di conservazione, sono inadeguati sotto il profilo igienico-sanitario e ai fini della sicurezza in materia di impianti termici ed elettrici». Nello stesso atto si sottolinea, ancora, come molti alloggi risultino sfitti e che, per un riutilizzo degli stessi, sarebbero necessari ingenti lavori di ristrutturazione. Ma già dal 2004, con un primo accordo di programma tra Ater e Comune, si parla della riqualificazione del quartiere, progetto che, però, nel tempo, si è sempre arenato e non ha mai portato a risultati concreti. In forza a questo accordo, va detto, l’Ater non procederà alla riassegnazione degli alloggi e ciò al fine di limitare il trasferimento dei nuclei familiari residenti nel momento in cui avrà inizio la riqualificazione. Che attende la luce in qualche polveroso cassetto. A dar forza alla volontà di sigillare le “casette” è anche il ripetersi di fenomeni di occupazioni abusive delle abitazioni non locate. Così si è provveduto e si prevede a renderle inaccessibili mediante la chiusura permanente di porte e finestre. Una volontà spesso criticata dalla gente e da alcune forze politiche.

Sono trascorsi 75 anni da quando l’allora governo fascista diede l’incarico all’impresa romana “Pater” di realizzare 58 abitazioni bifamiliari in un’area di oltre 100mila metri quadrati, quali alloggi per il personale militare del vicino aeroporto, poi assegnate in proprietà all’istituto fascista autonomo delle case popolari per la provincia di Trieste, con l’obbligo di cederle in affitto alle famiglie domiciliate a Ronchi dei Legionari sprovviste di adeguato alloggio. La situazione, da allora, è davvero molto cambiata e il rione, oasi di verde, pace e tranquillità, è diventato ormai l’ombra di se stesso. Sono stati promossi dibattiti e conferenze, ne n’è parlato in Parlamento, fino a quando, nel 1996, l’allora amministrazione comunale decise di produrre un primo piano di risanamento. Un progetto che non è mai piaciuto, sul quale tante volte ha detto la sua il comitato dei residenti, decisamente contrario a quelle proposte. Nel 2013 saltò fuori il “Social housing”, ovvero la costruzione e la vendita o l’affitto di abitazioni a basso costo. Ma anche in questo caso, almeno per ora, nulla s’è mosso.

@luca_perrino

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