Il Santuario di Merna due volte distrutto dalle guerre mondiali due volte riedificato
PUNTI DI VISTA
Lo storico Santuario della Madonna Addolorata di Merna, noto dal 1350 e meta di pellegrinaggi assieme a quelli sul Monte Santo e sul Sabotino, come questi venne completamente distrutto nel settembre 1916, dopo la conquista di Gorizia avvenuta il mese prima, nel corso della Settima battaglia dell’Isonzo che avrebbe dovuto portare Cadorna a Trieste.
Alla sua ricostruzione viene incaricato nel 1923 l’architetto Umberto Cuzzi (1891-1973), che aveva già avuto esperienza di architettura sacra avendo lavorato dal 1921 al 1927 nello studio dell’architetto Silvano Baresi (1884-1958), autore della chiesa di Piazzutta, le parrocchiali di Mossa e Dolegna, il Santuario di Montesanto e la Basilica di Barbana.
Per la ricostruzione di Merna vengono utilizzate le fondamenta rimaste della chiesa precedente, permettendo la conservazione dell’impianto a due campanili laterali i quali, secondo Francesco Castellan (Il Novecento a Gorizia, Marsilio, 2000) “richiamano tipi barocchi della Mitteleuropa. Il profilo della facciata è baroccheggiante, ma ogni decorazione appare appiattita in modo che non compaiano rilievi plastici. La differenziazione cromatica è ridotta al minimo. La pietra grigia che contorna le ampie superfici delle pareti e definisce la sagoma del portale scompone figuralmente i volumi in superfici».
Senz’altro meno felice rispetto quello sul Monte Santo di Baresi, il santuario di Merna pare una anticipazione dello scarno stile razionalista della successiva Casa del Balilla del 1927, l’attuale Istituto d’Arte, per la quale diventerà famoso trasferendosi a Torino assieme all’ingegner Giuseppe Gyra (1892-1957), autore dello Stadio Baiamonti nel 1931, con il quale aveva collaborato per la Casa del Balilla. A Torino poco dopo si trasferirà anche il pittore gradiscano Luigi Spazzapan (1889-1958), che per la chiesa di Merna aveva eseguito il bozzetto per la vetrata del rosone in facciata, poi non realizzato e sostituito da un oculo cieco.
Durante la seconda guerra il complesso venne nuovamente danneggiato, restaurato nuovamente dal 1955 fino alla riconsacrazione nel 1986, e arricchito da opere del pittore Tone Kralj (1900-1975) e di due architetti, Boris Podrecca (1940), con un particolare confessionale, e Oskar Kogoj (1942), con un bel mosaico vitreo. –
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