Il settore edile rialza la testa «La crisi è ormai alle spalle»
Armando Marcucci, da una dozzina di anni direttore della Cassa edile triestina, è così sicuro da assumersi la responsabilità di un’impegnativa dichiarazione: «La crisi dell’edilizia, perlomeno per quanto riguarda Trieste, è terminata. Non avvertiamo più il grande gelo che per un decennio ha falciato aziende e posti di lavoro in un settore-volano per l’intera economia». «Intendiamoci - prosegue - siamo ancora lontani dai tempi d’oro precedenti al 2008 ma non è serio continuare ad affermare che l’edile-costruzioni annaspa».
Ed estrae dalla cartella alcune cifre a supporto del rassicurante incipit: «L’anno edile corre da settembre a ottobre. Nel 2017-18 vennero conteggiate un milione 992.975 ore lavorate, mentre nel 2018-19 le ore lavorate sono state 2 milioni 226.480: l’aumento è pari al 12% ed è un aumento superiore, per restare nell’ambito regionale, a quello di Pordenone che si è attestato al 6%. Avremmo registrato un risultato ancor più eclatante - aggiunge - se fossero partiti i lavori di Cattinara, con i quali saremmo volati al +20%».
Ancora: la Cassa edile ha visto crescere a 400 il numero delle aziende iscritte, ma soprattutto annota che i lavoratori sono saliti a 1800, 230 in più rispetto all’agosto 2018 e 500 in più in confronto alla “buca” del 2014. Certo, Marcucci non dimentica che nel 2008 i dipendenti iscritti erano 2800 ma si trattava veramente di un’altra epoca.
Un altro dato interessante riguarda il fatto che le imprese iscritte triestine sono il 65% del totale, mentre la precedente annata rappresentavano il 59%. Ancor più significativo - rimarca il direttore - la media degli addetti aumentata da 3,5 a 4,5 unità: si tratta evidentemente di micro-aziende, ma in percentuale la crescita supera il 20%.
Secondo Marcucci, la ripresa è generalizzata ma è soprattutto il privato a trainare. In verità il direttore ritiene che vi siano ulteriori margini di miglioramento, addirittura da ambire ai dati pre-crisi: «Basterebbe attivare tre fattori. Che le banche smettano di considerare l’edilizia un settore a rischio. Che l’Ispettorato territoriale del lavoro (Itl) verifichi quali contratti vengano applicati nei cantieri, perchè se non si tratta di contratti dell’edilizia, vuol dire che si rischia il dumping sociale: in passato le aziende - ammettiamolo - si sono salvate dalla crisi anche con questi escamotage, ma, dal momento che la crisi morde molto meno, allora sarebbe salutare tornare alla regolarità. Che si consente infine l’ingresso nei cantieri da parte degli ispettori della Cassa edile, i quali oggi sono costretti a fermarsi fuori dai recinti e non riescono a effettuare i controlli».
Per tornare un attimo ai contratti applicati nei cantieri, Marcucci stima che un 30% sia riconducibile ad altri settori poco coerenti con la betoniera: agricoli, metalmeccanici, multiservizi, extra-italiani ... E per agevolare il lavoro degli ispettori sarebbe sufficiente - precisa il direttore - un accordo tra le parti sociali Ance, Confartigianato, organizzazioni sociali: «Come è stato fatto di recente a Parma», dice mostrando il documento prodotto nella città emiliana intitolato “procedure e linee-guida per la programmazione delle visite ispettive”.
A metà novembre si è avuto il cambio di guardia alla presidenza della Cassa: al posto del dimissionario Davide Favretto è stato nominato Marcello Dell’Erba, titolare della Decoma srl, che ha sede in via di Giarizzole 32. Il neo-presidente, insieme ai ben 18 componenti del consiglio di amministrazione, sarà chiamato a decidere sulla sorte della Cassa: dopo le voci corse in primavera sul matrimonio Trieste-Pordenone, l’ipotesi più probabile sembra invece essere quella di un istituto “regionalizzato”. Ma la scelta - secondo fonti sindacali - non pare imminente. —
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