Il sindacato degli anestesisti: «Il sistema del Sores è insostenibile»

TRIESTE Un attacco alla politica che nel 2017 ha cambiato un sistema che funzionava, a quella in carica che non torna indietro, ma soprattutto ai vertici dell’Arcs, l’azienda unica, la grande novità del riassetto della governance del Ssr deciso dal centrodestra.
Il sindacato degli anestesisti e dei rianimatori, Aaroi-Emac, scrive una dura lettera aperta alla giunta regionale e all’assessore competente Riccardo Riccardi sulle «problematiche dell’emergenza urgenza del Friuli Venezia Giulia». Un sistema ritenuto evidentemente inadeguato se si arriva a usare, come simbolo, addirittura il ponte Morandi. «Dopo il crollo parziale, non è stato smaltato, dipinto, rattoppato. È stato raso al suolo ed è ora iniziata la ricostruzione», dichiara il sindacato con la firma del presidente regionale Alberto Peratoner, responsabile del 118 dell’AsuiTs. La questione è quella della Sores, la sala operativa di Palmanova che pochi giorni fa ha visto 31 dipendenti su 38 presentare richiesta di mobilità, mentre la Regione rispondeva alla carenza di personale con il “prestito” di 7 infermieri dalle aziende di Trieste, Pordenone e Udine. Un’iniziativa ribadita ieri da Riccardi a margine dell’inaugurazione del nuovo tomografo Pet a Cattinara. «La centrale deve superare delle difficoltà, che non vanno nascoste, ma nemmeno strumentalizzate», ha aggiunto l’assessore anticipando il ragionamento che accompagnerà la riforma: «Gli operatori della centrale non dovranno soltanto rispondere al telefono, ma svolgere anche un’attività di emergenza sul campo».
Del futuro parlano anche anestesisti e rianimatori. Disponibili «a un contributo migliorativo», ma decisi a chiedere una rivoluzione. La premessa è che fino al 2017, scrive Peratoner, «il Fvg, tra le prime regioni a istituire il 118, vantava uno dei migliori e più efficaci sistemi italiani di emergenza territoriale». Con la «rocambolesca» istituzione della Nue 112-Sores, tuttavia, la regione «si è infilata in un lungo tunnel oscuro che l’ha portata a un sistema ancora incompiuto, fortemente deficitario, pesantemente lacunoso e soprattutto sfiduciato da utenti e operatori». Le responsabilità? «Di chi amministra e ha amministrato, diretto e commissariato il sistema senza ascoltare i tecnici». La lettera di Aaroi-Emac, nell’esprimere «fortissima preoccupazione» e nel denunciare «una situazione non più sostenibile per i professionisti che operano nell’emergenza sanitaria», non risparmia nessuno. C’è la politica, che ha voluto con la precedente giunta «un modello fallimentare, perpetuato e strenuamente difeso dall’attuale governo». E c’è l’Arcs, la nuova azienda di coordinamento, con il direttore Francesco Nicola Zavattaro e i suoi collaboratori, «incapaci di gestire risorse e personale, di programmare a prevedere», definiti ironicamente «guru dell’emergenza» e bocciati per avere ipotizzato un dipartimento interaziendale fantasma e commissionato, prima di cambiare idea, la ricerca di lavoratori interinali all’agenzia Gi Group.
Ma nel mirino ci sono anche il sindacato Nursind, «molto attento inizialmente ad apparire al fianco del direttore Antonaglia per procurare riconoscimenti e risorse aggiuntive ai soli infermieri della Sores». Quell’Antonaglia (che ha accelerato nei giorni scorsi le procedure per la pensione) «che sicuramente ha le sue responsabilità, ma non è assolutamente l’unico. Inaccettabile che, trovato il capro espiatorio, chi sopra e accanto a lui ha governato il sistema continui a sedere al suo posto».
All’attacco anche l’opposizione con il dem Nicola Conficoni che interroga sui ritardi del piano regionale liste d’attesa: «Dall’inizio di settembre si sono tenute otto riunioni della giunta e in nessuna di queste è stato adottato un documento da mesi perso nel porto delle nebbie». —
M.B.
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