Il tavolo romano stempera il clima ma il futuro di Servola resta sospeso

Un incontro “interlocutorio”, come riconoscono un po’ tutti, che però non scioglie il nodo di fondo: che ne sarà del futuro della Ferriera a Trieste? L’interrogativo, alla fine del faccia faccia di ieri mattina al ministero dello Sviluppo economico, sollecitato dai sindacati, resta sospeso.
Il quesito si gioca attorno al destino dell’area a caldo che il Comune, in guerra aperta contro Arvedi, vorrebbe chiudere. L’industriale, davanti a tanta ostilità, poco più di un mese fa aveva minacciato di lasciare. Di qui la necessità del tavolo al Mise. I toni, par di capire, stavolta sono più distesi da entrambe le sponde. La società, come precisava una nota diramata in serata, non ha potuto che mettere l’accento «sugli impegni assunti con l’Accordo di programma». Tradotto: il percorso di risanamento impiantistico, di messa in sicurezza del sito e di reindustrializzazione. «Dal momento della firma dell’Accordo a oggi sono stati incrementati i livelli occupazionali e lo stabilimento sta producendo nel pieno rispetto di tutti i parametri ambientali disposti dall’Aia - rileva Siderurgica Triestina - come confermato dai dati pubblici che riguardano Pm10, benzo(a)pirene e deposizioni».
Detto questo l’impresa conferma «la preoccupazione» già espressa da Giovanni Arvedi, presidente del gruppo, nella riunione dello scorso 12 gennaio. «In seguito agli atti e alle dichiarazioni orientate alla chiusura dell’area a caldo da parte del Comune, cui il gruppo riconosce il massimo rispetto da sempre garantito alle istituzioni, l’azienda non è oggi in grado di poter pianificare le proprie azioni future, che necessitano un quadro di lunga durata». È il terreno della contesa. Siderurgica Triestina, comunque, condivide «la sensibilità manifestata dal Comune per il rispetto dei quadri autorizzativi e prescrittivi» e accoglie «con estremo favore» l’annuncio della Regione sul prossimo coinvolgimento dell’Istituto superiore della sanità». L'impresa, inoltre, è pronta «ad adempiere alla richiesta di ridefinizione del progetto di copertura dei parchi minerali, qualora la Conferenza dei servizi ne faccia richiesta». La società, infine, sollecita un chiarimento definitivo affinché «l'azienda possa operare in condizioni più serene e per poter intraprendere con maggiore certezza le sfide legate al piano industriale».
La Regione, per voce dell’assessore al Lavoro Loredana Panariti, dal canto suo ha ricordato la disponibilità dell’Arpa ad accogliere il suggerimento del Comune di posizionare un nuovo deposimetro per la misurazione delle polveri in un’area vicina all'impianto.
La richiesta di revisione dell’Aia, avanzata dalla giunta Dipiazza, verrà invece «valutata dai tecnici competenti». Il fronte sindacale resta sul chi va là. «L’incertezza sull’area a caldo rimane», hanno evidenziato Cristian Prella (Failms) e Umberto Salvaneschi Fim-Cisl. Con loro Antonio Rodà (Uilm), convinto che «il botta e risposta tra Comune e Arvedi non porterà a nulla».
La giunta Dipiazza, rappresentata ieri al tavolo dall’assessore Angela Bandi, ribadisce la linea: «Più che la chiusura dell’area a caldo a noi importa la tutela della salute delle persone. Se ciò non avviene si devono trarre le conclusioni».(g.s.)
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