Il teschio di un santo e copia della Sindone nei sarcofaghi custoditi a Dignano

Il parroco: anche un indumento di Papa Innocente XII tra i reperti analizzati dall’Istituto nazionale per i restauri

DIGNANO. Continuano a rivelare tesori rimasti per secoli nascosti, i sarcofaghi e contenitori vari - custoditi nella chiesa parrocchiale di San Biagio, la più grande dell’Istria - che il pittore Gaetano Gresler trasportò da Venezia a Dignano nel 1813.. Ebbene, nella ricognizione di cinque sarcofaghi che finora non erano mai stati analizzati, gli studiosi dell’Istituto nazionale per i restauri di Zagabria hanno trovato una copia della Sacra Sindone, nonché il teschio di Sant’Uberto.

Ne ha dato notizia ieri in conferenza stampa il parrocco don Marijan Jelenić. «Il telo trovato nel sarcofago di Santa Cordula lo scorso ottobre - ha spiegato il parroco - non è una semplice fusciacca come si era pensato in un primo momento, bensì una copia della Sacra Sindone». E la prova più evidente, ha aggiunto don Jelenić, consiste «nelle dimensioni conformi all’originale: ovvero 4,5 per 1,43 metri».

A proposito delle copie della Sacra Sindone, va ricordato che a partire dal Cinquecento gli allora Duchi di Savoia, che all’epoca erano proprietari dell’originale, ne facevano confezionare appunto delle copie su richiesta di quanti desideravano possederne: si trattava di notabili e aristocratici di alto rango. I maestri che riproducevano la copia lavoravano in ginocchio per rispetto nei riguardi dell’originale, e quindi anche quella rinvenuta costituiva oggetto di adorazione, proprio come la vera Sacra Sindone.

Quanto all’altra scoperta annunciata, «gli accertamenti effettuati su un teschio trovato nello stesso sarcofago di Santa Cordula - ha proseguito il parroco don Jelenić - hanno confermato le nostre supposizioni iniziali, ovvero che il reperto appartenesse a Sant’Uberto, patrono dei cacciatori, un nobile che nell’anno 727 si era fatto vescovo e che in seguito fu proclamato santo a causa di alcuni eventi miracolosi a lui attribuiti».

Tra i vari reperti ritrovati dagli studiosi dell’Istituto di Zagabria nello stesso sarcofago, don Jelenić ha citato un abito appartenuto a Papa Innocente XII, morto nel 1700: a lui vengono attribuiti una giacca ritrovata assieme a dei pantaloni, nonché un guanto in pelle e un paio di scarpe.

Il teschio e la copia restaurata della Sacra Sindone andranno ora ad arricchire ulteriormente il già cospicuo patrimonio di reliquie di cui la chiesa parrocchiale di San Biagio dispone. Da decenni infatti sono esposti nelle teche disposte dietro l’altare le reliquie di decine di santi nonché i corpi imbalsamati di San Sebastiano, Santa Barbara, Santa Maria d’Egitto, San Leone Bembo, San Giovanni Olini e Santa Nicolosa Bursa. Come si accennava, questo “tesoro” venne trasportato a Dignano oltre duecento anni fa dal pittore Gaetano Gresler, membro dell’Accademia reale delle belle arti di Venezia, che si era posto l’obiettivo di salvarlo dalla furia distruttrice dei francesi. Una volta giunto nella cittadina, allo stesso artista venne anche affidato l’incarico di decorare la chiesa parrocchiale.

Con l’obiettivo di valorizzare in maniera adeguata questo patrimonio, mèta estiva di pellegrini da tutto il mondo, è stato definito da tempo un progetto relativo alla costruzione di un’ala - o un annesso alla chiesa - della pianta di 300 metri quadrati, che comprenderebbe tre piani di uno sotterraneo. Il progetto è stato approntato ma i tempi di costruzione continuano a essere indefiniti per una questione di costi, quantificabili in centinaia di migliaia di euro.

Come fonti di finanziamento si parla da tempo delle casse cittadine, ma anche di quelle regionali, dei ministeri del Turismo e della Cultura, della Diocesi di Parenzo–Pola e dei fondi europei. Dignano - fondi permettendo - avrebbe insomma tutte le carte per diventare un centro del turismo religioso, con i conseguenti vantaggi anche economici per l’area che ciò comporterebbe. 

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