Il Vallone percorso a tutta velocità fra ruderi, ex caserme e scommesse

La casa cantoniera nascosta dal verde rappresenta il simbolo degli immobili pubblici abbandonati Eppure risorgono i locali e, aspettando il decollo di Pipistrel, vicino all’aeroporto anche le aziende
Bumbaca Gorizia 07.06.2018 Vallone Gabria ex casa cantoniera ANAS © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 07.06.2018 Vallone Gabria ex casa cantoniera ANAS © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

«La strada per venire da Trieste a qui è fantastica (...) quando si rientra per venire da voi c’è intorno una campagna molto collinare e ondulata che è bellissima». In occasione della sua recente visita pre-elettorale, Silvio Berlusconi è rimasto a tal punto colpito dal paesaggio del Vallone da sottolinearne la bellezza nel corso del breve incontro con i giornalisti organizzato in municipio al termine dell’appuntamento con gli elettori di Gorizia.

Merna, Rupa, Gabria, Čukišce, Devetachi, Visintini, Palchisce, Micoli, Berne, Ferletti, Bonetti, Jamiano e Sablici: la Ss55 è la via di collegamento più rapida tra il capoluogo isontino e Trieste. Per chi la percorre ogni giorno, l’obiettivo è lasciarsela alle spalle nel più breve tempo possibile, ma a ben guardare è molto più di una semplice strada punteggiata qua e là di edifici. Tra case, caserme, cippi commemorativi, pendii più o meno aspri, locali pubblici e una cava è un compendio di storia, natura ed economia locale. Il viaggio lungo i circa 14 chilometri che dividono l’aeroporto Duca D’Aosta dal bivio di Sablici nasconde diverse sorprese, ma è in chiaroscuro. Per i puristi bisogna premettere che, come ricorda il sindaco di Doberdò del Lago Fabio Vizintin, la strada del Vallone, in senso stretto, è quella che va dal bivio per il valico di Opacchiasella a quello di Bonetti. In modo estensivo è tutto il tratto che corre da Merna alla discesa di Sablici.

In attesa che la Pipistrel mostri il suo volto migliore, intanto, c’è da registrare che sul rettilineo dell’aeroporto c’è stato negli ultimi anni un rinnovamento di aziende, ma, volendo, le cose potrebbero migliorare ancora.

Intanto, dal punto di vista storico, il cimitero “conteso” di Merna, diviso in due dalla linea di confine, rappresenta un esempio di memoria scarsamente valorizzata dal punto di vista turistico. Praticamente un unicum come il piazzale della Transalpina, è ignorato da tutto e da tutti come la copertura della vicina struttura confinaria italiana, ferita da un camion anni fa e mai riparata.

Quanto alle caserme, la Ss55 era piena di strutture militari. Alcune sono state alienate, altre sono state semplicemente dismesse e abbandonate. Nel primo gruppo rientra senza dubbio la caserma di Rupa: acquistata da una famiglia, oltre alla sua funzione originaria, ha ormai perso anche il suo aspetto marziale. Stessa positiva sorte l’ha subita l’ex caserma della guardia di finanza a Čukišce, resa caratteristica dal muretto con i semi delle carte francesi: cuori, picche, quadri e fiori. Nonostante il tentativo di valorizzazione testimoniato da una spiegazione plurilingue, i due monumenti eretti lì accanto, l’uno alla Vergine Immacolata, l’altro ai Granatieri di Sardegna, sono praticamente invisibili agli automobilisti che sfrecciano verso Gorizia o Trieste.

Tornando alle caserme, le stazioni dei carabinieri di Gabria e di Jamiano hanno cambiato destinazione d’uso e oggi ospitano, rispettivamente, un gruppo di 12 richiedenti asilo e due famiglie. Non è stata invece riconvertita la caserma sul lungo rettilineo tra Berne e Ferletti. Un grosso lucchetto e una altrettanto grossa catena chiudono il cancello; gli alberi coprono ormai oltre mezza facciata. Dal momento che il tratto di strada è normalmente utilizzato per i sorpassi, nessuno ha il tempo di accorgersi che l’intonaco si sta scrostando.

E a proposito di velocità, nonostante le cose siano leggermente migliorate grazie ai controlli a sorpresa eseguiti negli anni delle forze dell’ordine, a Jamiano lamentano proprio la pericolosità del traffico. «Soprattutto al sabato e alla domenica a preoccuparci sono le moto. Fino a quando qui c’erano i carabinieri, le cose andavano bene, poi hanno ricominciato tutti a correre. E non guasterebbe nemmeno un po’ di manutenzione in più del verde a bordo strada», lamenta una residente. L’osservazione riporta direttamente al lato opposto della Ss55: a Gabria, dove la casa cantoniera dell’Anas è letteralmente murata e, piano piano, viene fagocitata dalle piante. La natura, in fondo, è la vera forza del Vallone che dopo essere stato letteralmente disboscamento durante la Grande Guerra è rinato.

A differenza della casa cantoniera, non è completamente abbandonato, ma è chiuso ormai da tempo, invece, l’albergo “Da Tommaso”, vero simbolo di un tempo che fu e che probabilmente non ci sarà più. Chi cerca un rilancio è, a Rupa, il ristorante pizzeria “Ai tre gelsi”. Il cartello di un agenzia immobiliare goriziana dice chiaramente che il locale è in affitto. In attesa di capire se ci sarà un futuro, chi si sta rilanciando, dopo aver cambiato pelle, è il ristorante “da Miljo” a Devetachi, ma sta trovando la sua strada anche il bar del circolo Kras a Palchisce. Hanno ormai ha ingranato la marcia giusta infine l’azienda agricola Drejce a Jamiano e il bed&breakfast Pahor.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo