Il valzer dei super direttori del Palazzo

L’attuale dg di Insiel Viola verso le Finanze. In bilico il “boss” della Sanità Cortiula. Bolzonello a caccia di manager esterni
Di Marco Ballico

TRIESTE. Dario Danese, Guglielmo Berlasso, Claudio Kovatsch e Augusto Viola sembrano blindati. In bilico, al contrario, ci sarebbero Antonella Manca, Giovanni Petris e Gianni Cortiula. Mentre Luca Bulfone (la direzione Agricoltura sarà accorpata alle Attività produttive), è sicuramente il più a rischio. Sono le prime voci di un percorso consolidato dopo ogni elezione: quello che porta allo spoil system degli alti dirigenti di Palazzo. Lo stipendio tabellare viaggia attorno ai 145mila euro lordi al mese. Ma non è solo una questione di soldi. Quella del direttore centrale è una posizione di potere, molto ambita al di là della busta paga. Consente contatti di alto livello, frequenti viaggi a Roma negli uffici ministeriali, vicinanza con la politica. Una politica con cui si deve andare d’accordo. E per questo, a ogni cambio di “colore”, si cambiano anche alcuni dirigenti.

Pure in questo settore ci sono gli uomini per tutte le stagioni, professionisti non targati e stimati trasversalmente. Uno è senz’altro Paolo Viola, dallo scorso 1 settembre dg di Insiel, un ritorno per chi, laureato in matematica, aveva lavorato già in quell’azienda dal 1981 al 1996 come analista e sviluppatore software per le procedure informatiche relative al bilancio e alla gestione delle entrate della Regione e, successivamente, come responsabile delle procedure informatiche relative alla contabilità. «Una grande perdita», dissero centrodestra e centrosinistra al passaggio di Viola a Insiel dalla vicedirezione centrale alle Finanze. L’intenzione della nuova giunta, pochi mesi dopo il trasferimento, è ora di richiamare Viola per affidargli la stessa direzione, stavolta con il ruolo di numero uno. A lasciargli il posto sarebbe Antonella Manca, diventata ragioniere generale (dalle Attività produttive, mentre Kovatsch, contro il volere di Sandra Savino, veniva inserito alla Funzione pubblica) quando Renzo Tondo e l’assessore Andrea Garlatti piazzarono la riforma della macchina regionale con tanto di riduzione da 12 a 10 delle direzioni centrali. Per Manca, che è dipendente regionale, ci sarebbe in ogni caso un riutilizzo all’interno della struttura pubblica. Così come per Giovanni Petris, dirigente di fiducia di Riccardo Riccardi, che con ogni probabilità dovrà lasciare la direzione Ambiente.

Diversa invece la situazione per chi non ha le spalle coperte da un contratto a tempo indeterminato in Regione. È il caso di Bulfone ma anche di Giuseppe Napoli (molto vicino all’ex governatore Tondo), vice di Augusto Viola a Cultura, Sport e Relazioni internazionali. Come sarà il resto del valzer quando siamo alle prime settimane dei canonici 180 giorni a disposizione per rivedere le poltrone? Se Danese (Infrastrutture), Berlasso (Protezione civile), Kovatsch e Augusto Viola non dovrebbero avere sorprese, sono invece in corso di valutazione le posizioni degli altri direttori centrali. Franco Milan ha ottimi rapporti con le categorie economiche, ma alle Attività produttive si è lavorato nel senso dell’accorpamento (pure dell’Agricoltura) e il futuro assetto burocratico è ancora tutto da disegnare. Si parla di una “promozione” per il vice Bulfone, Francesco Miniussi, ma anche della ricerca di un manager esterno esperto di politiche industriali e di iniziative anti-crisi, un “pallino” di Sergio Bolzonello. Così come sono sotto esame le direzioni Sanità (Gianni Cortiula potrebbe essere sostituito da Paolo Bordon, direttore generale della Ass 5 Bassa friulana), Istruzione (c’è l’esterna Anna Del Bianco) e Lavoro (Ruggero Cortellino, pensionato ma pure lei apprezzato trasversalmente). Incertezza anche per il vertice dell’Avvocatura dove da alcuni anni lavora come reggente Ettore Volpe. Nulla si dovrebbe infine muovere alla segreteria generale (Daniele Bertuzzi), mentre rimane molto attendibile l’ipotesi di un ricorso a un direttore generale come fu Andrea Viero in era Illy. Di sicuro, se ci si arriverà, sarà un “acquisto” fuori dal Palazzo.

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