Il vigneto sotto al mare di Fossalon

di Antonio Boemo
GRADO
Dal vigneto più alto del mondo impiantato a Cortina a 1350 metri a quello sotto il mare. Unico comune denominatore: i Vivai Cooperativi Rauscedo.
Siamo a Fossalon con i suoi terreni al di sotto del livello del mare, protetti da questo unicamente da argini. Qui ci sono le cosiddette piante madri marze, le barbatelle che servono per creare le nuove viti.
Le marze di 200 varietà di uva e circa 400 cloni (ogni tipo di vino – il merlot ad esempio - può essere composto da vari tipi di clone della stessa varietà) rappresentano ciò che viene prodotto nei 50 ettari dei Vivai Cooperativi Rauscedo di Fossalon.
La particolare produzione è stata illustrata recentemente a giornalisti e operatori giunti da tutto il mondo.
A Fossalon crescono varietà di viti che arrivano da Paesi dei vari continenti, dalla Grecia alla California, dall’Australia alla Francia, dalla Russia al Sudafrica.
Tra l’altro c’è l’intenzione da parte dei proprietari dei vivai di acquistare altri terreni per ampliare questa particolare coltivazione che qui ha trovato, come spiega l’enologo gradese Claudio Bressan il terreno ideale poiché è distante da qualsiasi contesto vinicolo. Il vantaggio è rappresentato dall’esclusione di rischio di contagio sotto l’aspetto sanitario. Il terreno è argilloso, limoso, non salso ma sapido e, aspetto molto importante, non soffre la siccità. È uno spettacolo vedere i 380 filari di viti lunghi ognuno 400 metri (complessivamente ci sono a dimora circa 140 mila piante), contrassegnati uno a uno con il nome o il numero della varietà o del clone.
Dinnanzi a tanti filari c’è una pianta di rose che un tempo - meno oggi, ma la si pianta ugualmente -, era considerata una pianta spia per l’oidio, un fungo che si manifesta con macchioline bianche che costringeva i produttori a trattare immediatamente le viti con lo zolfo.
Nei terreni di Fossalon dei Vivai Rauscedo ogni anno vengono in ogni caso effettuate una sessantina di piccole vinificazioni ma non è questa l’attività principale, anzi è davvero marginale. «Ciò che ci interessa – dice Bressan riferendosi alle piante – non è l’uva bensì il legno».
Ma c’è un’ulteriore notizia. Da due anni a questa parte c’è una stretta collaborazione con l’Università di Udine che ha portato alla scoperta del genoma della vite. «Da questo si è arrivati – spiega ancora l’enologo - a creare delle viti che non hanno necessità di alcun trattamento e che vengono identificate come ibridi. Non parliamo assolutamente di ogm ma di un prodotto nuovo e importante per il futuro».
In poche parole si tratta di viti che non hanno bisogno di alcuna cura; diverse di queste piante sono piantate proprio a Fossalon a titolo sperimentale.
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