Il volo di Procentese, assillato da Equitalia

L’uomo che si è buttato dalla scalinata era titolare del “Vulcania”. Aspettava cartelle per centinaia di migliaia di euro
Di Corrado Barbacini e
Silvano Trieste 12/04/2012 Largo Sonnino, suicidio
Silvano Trieste 12/04/2012 Largo Sonnino, suicidio

Il timore sempre più concreto di ricevere una cartella esattoriale da Equitalia per l’ammontare di alcune centinaia di migliaia di euro. Quest’angoscia, razionalmente inspiegabile perchè sovrastata da una profonda depressione, sarebbe all’origine del tragico volo di Salvatore Procentese, 60 anni, storico proprietario di pizzerie e ristoranti in città. L’altra mattina, come hanno accertato gli agenti della Volante del commissariato di San Sabba, è precipitato dalla sommità della scalinata che da via Molino a vento scende in largo Sonnino.

L’imprenditore, che viene ricordato non solo per la sua professionalità ma anche e soprattutto per la grande umanità, aveva ceduto qualche tempo fa l’attività della pizzeria Vulcania alla moglie. Uscendo così dagli affari. Ma, come ha rilevato l’avvocato Piero Adelman della Nave che per anni lo ha assistito, «si sapeva che presto sarebbe arrivata una richiesta di Equitalia». Un falso problema per Procentese che essendo uscito dagli affari e dall’attività imprenditoriale (e non avendo nè responsabilità dirette nè le conseguenze di quelle pregresse), avrebbe tranquillamente potuto superare la difficoltà. «La sua - spiega senza nascondere il proprio dolore il commercialista Benedetto Naviglio che ha curato gli aspetti fiscali delle attività di Procentese - era sostanzialmente una profonda depressione che ogni tanto si manifestava. Gli altri aspetti relativi alle cartelle di Equitalia sono secondari. Abbiamo sempre cercato, anche in passato, di sistemare i problemi eventualmente effettuando delle rateizzazioni».

All’origine del timore di ricevere la cartella di Equitalia pare ci sia stata una questione di plusvalenze sul valore ricavato dalla cessione di alcuni immobili, tra cui i muri della pizzeria Vulcania coperti da un leasing. La famiglia disperata si è chiusa in un comprensibile silenzio.

Tra i molti amici che Procentese annoverava in città, a loro volta stravolti dal dolore, è maturata anche un’idea sul motivo che ha portato Salvatore a decidere di farla finita proprio in quel particolare luogo della città. Dall’alto del muretto, infatti, è chiaramente visibile l’immobile dove aveva sede nei primi anni ’70 la Pizzeria 2000 di via Settefontane, dov’era iniziata la straordinaria corsa dell’uomo verso il successo professionale. All’epoca, una vera miniera d’oro, frequentata dalla crema cittadina per la qualità delle pizze, la piacevolezza dell’ambiente, anche la simpatica verve napoletana sfoggiata dal proprietario e dai suoi collaboratori. Ma la ristorazione, si sa, viaggia a cicli alterni. Dopo altre esperienze all’insegna della sigla col 2000, meno fortunate, era alla fine arrivato all’approdo del “Vulcania”.Forse, ha commentato ieri chi lo conosceva bene, ha voluto che tutto finisse laddove tutto era incominciato.

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