Illy: «Monestier era schietto, ti diceva in faccia scomode verità»
L’imprenditore sottolinea il ruolo a Trieste:
«Pluralismo e comprensione dei temi»

TRIESTE «Non era uno che cercava di addolcirti la pillola. Era un uomo schietto e con questa schiettezza, mi disse che sarei andato incontro a una sconfitta quando decisi di candidarmi alle elezioni nel 2018». Riccardo Illy rende merito alla franchezza del direttore: «Apprezzai quella sua verità. Ho sempre creduto che sia meglio arrossire prima che impallidire dopo».
L’imprenditore ed ex presidente della Regione ricorda che Monestier «non era un personaggio di facile lettura. Ci sono persone di cui basta un’espressione del viso per capire se condividono le parole di un interlocutore. Monestier era invece una persona difficile da cogliere. Diceva poco con le espressioni e bisognava pesarne le parole, che erano sempre dirette».
Illy esprime «cordoglio per la famiglia e i collaboratori, che avevano grande stima e anche affetto per il direttore. Lo ricordo come uomo di elevatissima professionalità e intelligenza, capace di cogliere in pochi secondi l’essenziale di ogni problema che si trattava. Apprezzavo il giornalista in grado di trovare velocemente il legame non scontato tra fatti diversi».
Ma ciò che più colpì Illy dopo i primi incontri fu il fatto che «pur essendo uomo di grande valore ed elevata professionalità, Monestier non lo faceva pesare. Condiva i rapporti umani con un’arguzia e una leggerezza rari. Leggerezza non intesa come superficialità, ma come il fatto di non far pesare il suo ruolo e mostrare anzi grande umiltà. Da qualche parte direbbero che non se la tirava».
La conoscenza si è rafforzata a tavola: «Una volta per un invito a cena, mia moglie gli chiese cosa non mangiasse. Rispose che lui mangiava di tutto. Rossana apprezzò molto, perché io invece ho qualche limitazione che la costringe a fare lo slalom tra le materie prime da cucinare».
Poi l’ex sindaco di Trieste torna sul lato professionale: «Di lui mi è sempre piaciuto il pluralismo nel gestire la notizia, l’assenza di pregiudizi. E per quotidiani locali che si occupano anche di politica è un valore fondamentale. Quando è arrivato a Trieste, il suo approccio mi ha fatto subito apprezzare l’assenza di preconcetti nella stesura del giornale. Al Piccolo ha saputo interpretare la transizione della città, si è mostrato capace di assecondare la volontà di ricambio e il rilancio delle aspirazioni, senza mai avere tuttavia la volontà di dettare le regole».
Secondo Illy, «Monestier ha messo grande volontà e impegno per rivitalizzare Il Piccolo, in un momento in cui la stampa è purtroppo davanti a un calo costante e impressionante delle vendite. Ma Omar credeva nella funzione del giornalismo e diceva che ciò valeva tanto più con l’ingresso nell’era del digitale, che richiede un supplemento di esperienza e competenza per vagliare le notizie ed evitare errori di valutazione. Le notizie non sono tutte uguali: dipende da chi le raccoglie e da chi le scrive. In questo Omar era un sacerdote del giornalismo».
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