“Immaginario scientifico” in crisi, cinque posti in bilico

Dopo un 2012 all'insegna della cassa integrazione, il nuovo anno per i dipendenti dell'Immaginario scientifico non porta buoni auspici. Il Consiglio d'amministrazione dell’ente ha valutato, a seguito di una riorganizzazione interna, che l’organico dei lavoratori (13 di cui uno a tempo determinato) è in esubero. Sono a rischio licenziamento almeno due dipendenti, uno del settore amministrativo e l'altro che si occupa della parte multimediale, mentre per altri tre si prospetta un accordo per un eventuale riduzione di ore e il passaggio ad altri settori di cui si occupa la cooperativa. Nato nel 1986 come centro di divulgazione scientifica, soprattutto per le scuole, l'Immaginario scientifico vive anche di contributi statali e se nel 2011 ha chiuso il bilancio in pareggio, quello di quest'anno, molto probabilmente, sarà in passivo di 20 mila euro.
A far scattare la cassa integrazione è stata la mancata erogazione dei finanziamenti pubblici triennali, un totale di circa 320 mila euro annui, che pesano sul bilancio del Lis per circa un quarto, ma anche la contrazione del mercato in alcuni settori in cui in questi anni la cooperativa si era specializzata. «Abbiamo attraversato un anno di cassa integrazione che ha coinvolto i nostri dipendenti - spiega il direttore Fabio Carniello – perché il ministero non ci ha ancora assegnato i fondi relativi al bando al quale ogni anno partecipiamo per le nostre attività istituzionali».
Questo ha innescato quindi un ragionamento sulla riorganizzazione interna delle risorse che ha reso evidente, sempre secondo Carniello «che c'è del personale in esubero soprattutto per quanto riguarda il tipo di attività che ci vengono richieste. C'è stata una contrazione del mercato nel settore della multivisione, mentre sono cresciute le richieste per la progettazione architettonica, il noleggio, la fornitura di servizi al pubblico come il marketing e la comunicazione. Per forza di cose abbiamo dovuto ripensare a riorganizzare la struttura e investire laddove c'è più richiesta. E per questo dobbiamo prendere atto che una parte del personale è difficilmente collocabile».
Oltre a ciò anche i contributi regionali sono stati ridotti come indica ancora Carniello «dai 230 mila euro dello scorso anno a 62 mila previsti per il 2013». Sul piede di guerra il sindacato, in particolare la Cgil che ha seguito la vertenza, che considera inaccettabile la scelta di lasciare a casa due persone: «Quando abbiamo firmato l'accordo sindacale non erano previsti esuberi né licenziamenti. Quello che noi proponiamo è invece un contratto di solidarietà ovvero trasformare una riduzione di ore», spiega Virgilio Toso.
«Anche perché per le cinque persone in bilico ci sono tutti i presupposti di ottenere gli ammortizzatori in deroga per altri tre mesi e poi passare al contratto di solidarietà». Per il sindacato la direzione «ha invece deciso di procedere con la scelta più facile: quella del licenziamento». Sottolinea ancora Toso: «Non possiamo permetterci, in una situazione come quella in cui si trova Trieste, dove più di 5000 persone sono rimaste senza lavoro, di perdere altri posti. Il personale potrebbe benissimo essere salvato visto che si tratta di un'èquipe con grosse competenze trasversali. Non sappiamo poi se la decisione è stata dettata da scelte gestionali non corrette o da problemi veri, anche perché i finanziamenti statali arriveranno».
In ogni caso il sindacato ha intenzione di impugnare i licenziamenti perché «è tutto da dimostrare che sono dovuti a motivi economici».
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