Immigrazione, il dossier Fvg sul tavolo di Alfano

TRIESTE. «Non è prevista l’apertura di nuovi centri di accoglienza» nella nostra regione, mette per iscritto l’assessore all’Immigrazione Gianni Torrenti. Di certo però il dossier Friuli Venezia Giulia è sul tavolo del ministro dell’Interno Angelino Alfano, il quale della situazione migranti ha discusso l’altro ieri in un vertice al Viminale cui hanno partecipato fra gli altri il capo Dipartimento libertà civili e immigrazione Mario Morcone e il numero uno della Polizia di Stato Alessandro Pansa. Un incontro per fare il punto e passare in rassegna gli eventuali provvedimenti - compresi i centri di accoglienza - da mettere in campo se gli annunci internazionali a catena sulla sospensione di Schengen si dovessero tradurre in realtà, bloccando di fatto i profughi in viaggio lungo la via balcanica e inducendoli a cercare in numero più o meno massiccio una via di uscita all’effetto tappo, aprendo strade alternative per il Nord Europa. Strade che potrebbero interessare appunto Friuli Venezia Giulia e Nordest italiano.
Questo risulta al termine di una giornata il cui inizio per Torrenti - e non solo per lui - deve essere stato bollente. Il quotidiano La Repubblica ha riportato infatti dell’incontro ai massimi livelli al Viminale, aggiungendo - da fonti ministeriali - esservi un piano: «Il ministero è pronto ad aprire anche tre grandi centri di accoglienza nel Nordest». «Sulle direttrici di Tarvisio, Gorizia e Trieste». Notizia questa nuova alla Regione, ma anche al prefetto del capoluogo giuliano Francesca Adelaide Garufi o al questore di Gorizia Lorenzo Pillinini. Con l’aggiunta che l’aggettivo «grandi» centri cozza contro l’orientamento dell’amministrazione regionale che ha sempre ribadito contrarietà a strutture di vaste dimensioni, sia per una questione di ordine gestionale sia perché in qualche misura possibili calamite per ulteriori arrivi.
Cosa sta succedendo dunque a Roma? Che un piano di accoglienza da attuare in situazione emergenziale esista lo aveva detto lo stesso Morcone ieri da questo giornale. Negli ultimi giorni fra lo stesso Viminale e la Regione vi sono stati contatti. E del resto, conferma Garufi, «inviamo quotidianamente a Roma le cifre relative agli arrivi»: la media di richieste di asilo è salita negli ultimi due mesi da 30 a 40 a settimana sul fronte triestino, a Tarvisio i migranti giungono ora più numerosi anche se in gran parte vengono reinviati in Austria. Da qui il vertice a Roma. È lo stesso capo del Dipartimento immigrazione - cui Torrenti si è affrettato a chiedere lumi - ad allontanare ogni allarmismo, ribadendo però come al Viminale seguano l’evolversi degli eventi ora per ora.
«Sarei matto se non mi procurassi l’elenco di tutte le caserme utilizzabili in Fvg e di altre strutture» disponibili nelle cui aree allestire tendopoli o container (le caserme sono inagibili al loro interno), «ma ciò - aggiunge Morcone - non significa affatto che il ministro intenda decidere qualcosa del genere. Lo ripeto, non c’è alcuna avvisaglia di situazioni mutate in modo significativo. Attendiamo di vedere cosa succederà lunedì a Bruxelles», dove è in programma un vertice ministeriale Ue, «e quali saranno le posizioni dei vari Paesi. Lì capiremo meglio se vi siano iniziative da prendere».
Ma se centri fossero, si parlerebbe di hub di prima accoglienza e di transito? «Tutto prematuro, tutto da verificare», dice Morcone. Ad ogni modo «sarà doveroso informare di eventuali decisioni: nessun dirigismo gratuito». Parole evidentemente volte a rassicurare la Regione dopo la sorpresa di quelle frasi su Repubblica. Torrenti infatti precisa che a Roma «è stato fatto un ordinario punto sulle possibili risposte da mettere in atto in caso di mutamento improvviso dei flussi, che potrebbe eventualmente coinvolgere il territorio nazionale. Non si è proceduto né a ulteriori monitoraggi né all’identificazione di nuovi luoghi». Anche se «è segno di responsabilità che i dipartimenti di Pubblica sicurezza e di Immigrazione si confrontino in termini di scenario».
Torrenti non a caso cita il «territorio nazionale». Nelle preoccupazioni del Viminale, conferma Morcone, non c’è infatti solo la possibilità che la via balcanica devii verso il Fvg. Se Croazia e Slovenia “chiudessero” - e ieri lo stesso ha minacciato la Serbia - sono pronti a riattivarsi gli scafisti: da Montenegro o Albania i disperati in viaggio potrebbero scegliere di rischiare l’Adriatico, per approdare direttamente in Puglia.
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