Imprese epiche in bici L’ultima opera donata da Cecone a Turriaco

A 14 anni Giuliano Cecone la bici l’inforcava per coprire la distanza tra Pieris e il cantiere navale di Monfalcone, nelle cui Officine elettromeccaniche, poi Ansaldo, aveva trovato lavoro. Ogni giorno, con qualsiasi tempo.
La statua che l’«artista per caso» – come l’ha definito Caterina Chittaro, presidente di Costumi tradizionali bisiachi, che l’opera di Cecone l’hanno portata anche nella sede del Consiglio regionale a Trieste – ha regalato alla ciclabile Tenco guarda più alle imprese epiche di Coppi e Bartali. E per la prima volta una parte del suo lavoro non proviene da materiali di recupero, ma modellati ex novo. Le ruote arrivano da una bicicletta giunta a fine corsa, ma il resto è stato realizzato facendo piegare una lamiera di acciaio, sia per ricreare una salita che a Turriaco non c’è sia per la figura del ciclista.
«Ho provato a mettere assieme delle pompe da bicicletta, ma la figura veniva troppo rigida», spiega Cecone, che ha donato pure “El corridor” alla sua comunità, dopo le due opere che già sono andate a impreziosire il paese nell’arco degli ultimi quattro anni. «Io non vendo, ma regalo e sono pronto a farlo ancora, se qualche opera servisse per arredare anche delle rotatorie», racconta Cecone, al momento alle prese con la realizzazione di un grande capriolo.
La capacità di creare altri mondi Cecone non l’ha scoperta comunque con il pensionamento, perché mentre ancora stava lavorando all’Ansaldo ha avuto un’esperienza da fumettista con Alberto Delbianco, che collaborò con autori quali Zavattini e Jacovitti. «Scomparso lui, non sapevo come prendere i contatti con Milano e quindi ho continuato a lavorare all’Ansaldo», spiega.
Ora la possibilità di trovare “forme nascoste” negli oggetti di ogni giorno Cecone la spiega anche ai bambini delle scuole dell’infanzia e primarie. «Ma non a quelli di quinta, perché sono già presi dai telefonini – aggiunge –. I miei sono comunque degli indovinelli e i bambini si interessano». Un’attività quella nelle scuole che lo rende felice. Come lo ha fatto la targa che i coetanei del 1946 gli hanno consegnato di recente in occasione della cena annuale. –
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