Imu e alloggi vetusti La scure della crisi sulla Pro Senectute

Anche un ente nato per dare sollievo alle persone più fragili e in difficoltà alza la bandiera della mancanza di soldi. È la clamorosa situazione in cui si trova la Pro Senectute. Che non è più associazione per semplici pomeriggi lieti degli anziani (anche se conserva il frequentatissimo centro diurno e le molte attività della Sala Rovis alla Ginnastica Triestina) ma una Azienda di servizi alla persona regolamentata e governata da rappresentanti degli enti pubblici, dalla Regione in giù, proprio come l’Itis e l’Istituto Rittmeyer.
L’ente si mantiene con il proprio patrimonio, gli affitti a mercato libero di 60 appartamenti ricevuti in donazione attraverso gli anni. Ma sono così vetusti che, anziché rendere, dovrebbero assorbire molti soldi, per urgente bisogno di manutenzioni e ristrutturazioni. E i denari però non ci sono, anzi calano di continuo. Perché il reddito degli inquilini, in questi tempi tristi sempre più a rischio, scende verso limiti di povertà e il risultato sono affittuari morosi.
Su questa situazione traballante è calata l’Imu, che naturalmente ha codificato i 60 appartamenti come “seconda casa” portando la Pro Senectute a pagare l’aliquota del 9,6 per mille, per un totale di 30 mila euro. «Non siamo riusciti a pagare tutto - confessa la direttrice Deborah Marizza -, abbiamo pagato solo l’acconto, ma non il saldo. Ci rimangono 16 mila euro da dare al Comune, ma le difficoltà economiche sono grandissime».
Non bastasse questa drammatica situazione, che non trova sollievo in alcun contributo pubblico possibile, se ne aggiunge un’altra, non meno pesante al momento. La Pro Senectute, con un finanziamento della Regione di 140 mila euro, ha restaurato un appartamento in via Valdirivo dove una precedente residenza era chiusa da due anni, trasformandolo in una casa-albergo per anziani autosufficienti. Sono 10 stanze, con assistenza sulle 24 ore, cucina collettiva, servizi affidati alla Cooperativa Basaglia, possibilità per gli ospiti di usufruire del centro diurno al piano sottostante. Inaugurata lo scorso novembre e intitolata a Enrico Caratti, il presidente deceduto appena un mese prima in corso di carica, la casa-albergo al momento non ha un solo ospite all’interno: è rimasta completamente vuota.
Qual è il problema? Che si tratta di una sistemazione a pagamento, il costo mensile è di ben 1650 euro, e non sono previsti i contributi di “abbattimento della retta” di fonte regionale, perché qui parliamo di anziani autosufficienti. «Ma con la crisi che c’è - è il commento del neopresidente Mario Ravalico, ex Caritas, già in Cda su indicazione del Comune - le famiglie tengono gli anziani a casa, con il Fap (Fondo per l’autonomia possibile) erogato dalla Regione pagano piuttosto una badante». Onestamente detto, il costo è minore ed è perfino coperto, e la casa-albergo risulta, a fronte della disponibilità solo di una stanza, un investimento che a oggi non ha trovato il suo “target”.
Ma contatti sono in corso proprio con il Comune, perché nel campo del welfare c’è bisogno di molte soluzioni per dare risposte alle necessità del tessuto sociale, e dunque non è escluso che un domani la struttura della Pro Senectute possa trovare una convenzione pubblica. Altrettanta interlocuzione si farà per l’Imu, ma incerto è l’esito: la Pro Senectute chiederà un abbattimento dell’aliquota puntando sul fatto che gli affitti da immobili finanziano attività sociali.
«Le nostre spese annuali - riepiloga Marizza - sono di circa 500 mila euro all’anno. Finora gli affitti, le rette della mensa (calmierate), del centro diurno e delle attività che organizziamo erano stati sufficienti. Ora dovremo decidere che cosa fare. Stringere le spese al massimo. Oppure rischiamo di erodere il patrimonio, dovremo vendere parte della proprietà immobiliare, che tuttavia non possiamo nemmeno svendere...».
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