In 7 anni salvati a Trieste 14 miliardi di litri d’acqua

È il risultato delle misure messe in atto da AcegasApsAmga a partire dal 2013 Ridotta del 10% la dispersione grazie anche al rinnovo degli impianti cittadini
Lasorte Trieste 18/03/21 - Piazza S.Antonio, Squadra ACEGAS, Rete Idrica
Lasorte Trieste 18/03/21 - Piazza S.Antonio, Squadra ACEGAS, Rete Idrica



Ecologia, sostenibilità e lotta allo spreco. Sono le parole d’ordine di AcegasApsAmga che, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua di oggi, ha fornito i numeri del contrasto alle perdite portato avanti dall’azienda nelle proprie condotte idriche. E sono ben 14 miliardi i litri persi in meno a Trieste e provincia dal 2013. Da quando, cioè, la multiutility del nordest ha messo in campo una serie di strumenti innovativi, relegando le dispersioni d’acqua a un livello molto prossimo a quello fisiologico, ovvero il 36% (una riduzione di 10 punti percentuale rispetto al 46% del 2013).

Una cifra decisamente inferiore rispetto alla media italiana che, secondo l’ultimo report Istat pubblicato nel 2020, registra come in un comune su tre le dispersioni totali siano superiori al 45%. Queste “fughe d’acqua”, oltre che fisiologiche, sono dovute anche a rotture e a una certa vetustà degli impianti. Che AcegasApsAmga sta provvedendo a sostituire con ciclici interventi sul territorio, dov’è presente una rete di 910 chilometri di tubazioni nelle quali, solo nel 2019, sono stati immessi oltre 39 milioni di metri cubi d’acqua a disposizione di 231 mila cittadini.

Ma come funziona il rilevamento delle perdite? Lo spiega Maurizio Fontanot che assieme al suo collega Andrea Rubin e all’équipe di tecnici specializzati composta da Andrea Olivo, Stefano Jerebica e Matteo Crozzoli, lavorano quotidianamente nella ricerca degli spandimenti lungo l’acquedotto. «Sono tre le modalità di monitoraggio delle dispersioni – spiega Fontanot –: il rilevamento aereo, i transitori di pressione, oppure attraverso l’utilizzo di correlatori ad altissima gittata».

Il primo dei tre avviene tramite un piccolo Piper, grazie al quale è possibile trovare la presenza di acqua nel terreno, distinguendola da altri materiali come la sabbia o l’acqua di mare (nel caso della condotta che attraversa il golfo di Trieste).

«I transitori invece sono piccole bombe di pressione sparate all’interno delle condotte – racconta sempre Fontanot – che, attraverso la loro riflessione sulle pareti delle tubazioni, consentono non solo di individuare le perdite, ma anche di rilevare anomalie nella condotta in logica predittiva».

Per l’ultima tipologia di rilevamento, la squadra di Acegas simula una perdita in piazza Sant’Antonio. Per farlo è necessario “aprire l’acqua” che scorre all’interno di un chiusino. «Grazie a un geofono (particolare microfono che consente di “ascoltare” i tubi) possiamo individuare le perdite anche in zone difficilmente raggiungibili della città – spiega Fontanot –. E se finora queste venivano rilevate a una distanza circoscritta, adesso la nuova tecnologia ci permette di arrivare a quasi due chilometri».

Il geofono, infatti, sente che qualcosa non va e chiama all’erta la squadra di tecnici che, giunta sul posto, chiude la tubazione aperta. «Questa tecnologia è efficace in quanto si appoggia a dei distretti idrici – conclude Fontanot – grazie ai quali è stata modellata l’intera rete idrica della provincia di Trieste. Ogni distretto rappresenta una porzione di distribuzione dell’acquedotto in cui viene installato un sistema fisso di misura volumetrica dell’acqua in entrata ed in uscita». —

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