In Albania cacciatori assoldati per uccidere i cani

Le autorità della cittadina di Perrenjas promettono 1,5 euro per ogni randagio abbattuto

BELGRADO. L’allarme è giunto dalle associazioni animaliste, che hanno denunciato la piccola guerra che potrebbe presto combattersi nella cittadina albanese di Perrenjas, 11mila abitanti a 100 chilometri da Tirana. Su un fronte, un paio di cacciatori. Su quello opposto, la cinquantina di cani randagi che vagano in paese. E che, secondo i piani delle autorità locali, dovranno essere eliminati. Uno per uno, a colpi di fucile. I dettagli del programma di abbattimento sono stati diffusi dal presidente dell’ong “Animal Rights in Albania” (Ara), Pezana Rexha, scatenando un polverone internazionale. «Il sindaco ha annunciato che i randagi saranno soppressi entro il 25 aprile», si legge sul sito Change.org, attraverso il quale l’Ara ha dato il via a una petizione online contro il progetto. Dopo la protesta organizzata domenica a Perrenjas dagli animalisti, la giunta locale aveva deciso di posticipare fino a ieri l’inizio della campagna di caccia. Da parte sua, l’Ara si è assunta la responsabilità di «sterilizzare e vaccinare i cani». Se il comune accettasse di delegare alla ong la gestione del problema, sarebbe una vittoria, anche perché Perrenjas non è un caso isolato in Albania. «Ci sono altri esempi, seppur non segnalati dalle autorità. Privati che, stanchi di vedersi i cani gironzolare attorno, li uccidono, ma spesso anche i comuni scelgono questa via», illustra Tigrena Bici, delegata per le relazioni internazionali di Ara. Che tuttavia ricorda che «il sostegno popolare» alla battaglia contro le “fucilazioni” è stato forte, malgrado «la mentalità diffusa» che considera il cane come un oggetto senza valore, «che può essere lasciato morire». Un sostegno, anche internazionale, che porterà forse dei frutti risolutivi. Secondo le ultime informazioni fornite da Bici al “Piccolo”, in una tesa riunione tra Rexha e il sindaco di Perrenjas, quest’ultimo ieri sera ha accettato di posticipare di altri 10 giorni l’esecuzione del programma di soppressione, nell’attesa che l’associazione animalista presenti un piano alternativo per il controllo del randagismo. Se la proposta non sarà gradita al primo cittadino, si darà luce verde agli abbattimenti. Per ogni cane ammazzato il comune verserà 1,50 euro ai cacciatori e i randagi uccisi saranno poi bruciati. Nient’altro che, come l’ha ben definita l’Ara, una pratica «terribile e inumana», non degna di un Paese «che aspira a entrare nell’Ue».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo