In Bosnia i criminali di guerra si candidano

TRIESTE. A volte ritornano. I criminali di guerra. Dove? A Banja Luka, nella Republika srpska, dove la situazione politica sta diventando esplosiva. Il presidente Milorad Dodik sta vivendo una situazione molto ingarbugliata soprattutto a causa della crisi economico-finanziaria che sta trasformando la vita sociale dell’entità serba in un vero e proprio inferno. La cartina al tornasole sono state le ultime elezioni amministrative in cui il partito del presidente, la Snsd, ha ricevuto una solenne batosta. A Banja Luka si parla sempre più di un nuovo rimpasto di governo ma gli analisti politici sostengono che Dodik di rimpasti potrà farne altri in attesa della scadenza elettorale dell’ottobre 2014 e cercare così di accecare gli elettori. Ed ecco allora che si profila il “grande” ritorno tra le fila della Sds, principale partito di opposizione, di Mom›ilo Krajišnik, attualmente in carcere - dove sta scontando (è già ai due terzi) la pena per crimini di guerra - numero due di Radovan Karadži„ cui la legge elettorale bosniaca non proibirebbe di presentarsi alle elezioni (può farlo anche chi ha scontato la condanna per crimini di guerra). Allora per Dodik sarebbero guai seri visto che è stato mollato anche da Belgrado e all’interno del suo partito naviga sempre più isolato.
E campagna elettorale già aperta in Bosnia-Erzegovina in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. E la guerra scoppia intestina tra i bosgnacchi. Fahrudin Radon›i„ contro Bakir Izetbegovi„. La forza dei media del primo contro la santa alleanza del secondo con la Turchia di Tayyip Erdogan, l’ala laica contro l’ala ortodossa. Una ruggine diventata “guerra” quando alle ultime presidenziali Izetbegovi„ sconfisse per la presidenza bosgnacca alla presidenza collegiale della Repubblica proprio Radon›i„ ma per soli 20mila voti. Questi accusò il primo di brogli. Risultato: un Paese sempre più ingovernabile che non trova nel suo nucleo un’alternativa valida ai partiti etnici. I fuochi alle polveri li ha accesi il tycoon dei media Radon›i„ e leader della Lega per un miglior futuro (Sbb) che prima attraverso il suo quotidiano Dnevni Avaz e poi sui banchi del Parlamento ha accusato senza mezzi termini il suo avversario storico Izetbegovi„ di essere stato il mandante di numerosi omicidi politici ancora irrisolti durante la guerra e dopo di aver collaborato con la mafia bosniaca e di aver utilizzato fondi segreti del suo partito quello di Azione democratica (Sda).
Accuse pesantissime a cui si aggiunge anche quella di aver utilizzato il prestito turco di 100 milioni di marchi convertibili (la valuta corrente in Bosnia) per il ritorno delle famiglie dei rifugiati per distribuirli tra i suoi fedelissimi. Per questo motivo Ankara avrebbe bloccato ulteriori prestiti a Sarajevo anche se l’ambasciata turca nella capitale bosniaca nega tutto. Gli omicidi di cui Radon›i„ accusa Izetbegovi„ di essere il mandante sono quelli dell’allora viceministro degli Interni Joze Leutar e dello 007 Nedžad Ugljanin reo di aver scoperto il campo di addestramento di mujaheddin a Pogorelica, campo che è stato chiuso dopo l’intervento dei miliatri dell’Ifor nel febbraio del 1996 visto che le trattative con l’allora presidente Alija Izetbegovi›, padre di Baki, non portarono alcun frutto. Tutti omicidi, secondo Radon›i„ compiuti da quella che lui definisce la «mafia di Stato».
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