In centinaia in piazza a Trieste contro l'omofobia, chieste le dimissioni di Tuiach

TRIESTE. Sono state centinaia le persone che nel pomeriggio di sabato 20 febbraio hanno deciso di scendere in piazza Unità per chiedere le dimissioni del consigliere comunale Fabio Tuiach, dopo il post pubblicato in seguito all’aggressione di Antonio Parisi, esponente della comunità Lgbt locale. «Siamo qui per combattere chi ci vorrebbe in silenzio o morti. Siamo qui per chiedere le dimissioni di Tuiach dopo il suo ennesimo attacco omofobo. Anche se questa richiesta non dovrebbe arrivare da noi, ma dal sindaco Roberto Dipiazza - ha detto dando il via alla manifestazione Andrea Tamaro, presidente di Arcigay “Arcobaleno” Trieste Gorizia -. Nel 2021 non vogliamo più dover difendere quello che siamo».
Per diverse realtà cittadine, l’iniziativa si è trasformata nell’occasione per ricompattarsi sullo stesso perimetro di gioco. E per gridare più volte la parola “basta”, all’unisono, proprio sotto le finestre del palazzo comunale, affinché si metta definitivamente fine all’omolesbotransfobia in Consiglio. «Quando ho appreso del pestaggio di Antonio ho capito per la prima volta nella mia vita cosa sia la violenza – ha detto Anna Massutti, amica dell'uomo aggredito e presidente di Agedo Udine, l'associazione per genitori e parenti di persone gay, lesbiche, trans -. L'ho accompagnato in ospedale e, nell'attesa, ho letto sui social le perle di Tuiach. Mi trema la voce, ma sono qui per dire che sono preoccupata come cittadina e come mamma di una ragazza lesbica. Abbiamo messo al mondo i nostri figli perché fossero felici, orgogliosi, e avessero i diritti che gli spettano. Ma questo clima di odio in regione non ci fa stare tranquilli. I nostri ragazzi sono parte del mondo. Non un mondo a parte». In mezzo allo sciamare di bandiere arcobaleno, si sono intravisti anche volti della politica.
«Abbiamo partecipato perché siamo davanti all’ennesimo episodio ancora più grave di un nostro, ahimè, collega - ha affermato Giovanni Barbo, consigliere Pd -. Stavolta, oltre alle dichiarazioni omofobe, c’è anche un’incitazione alla violenza. Siamo arrivati oltre la misura e spero che, anche se fuori tempo massimo, il sindaco prenda una posizione. Cosa che fin qui non ha fatto, perché evidentemente il voto del consigliere Tuiach e degli elettori che lo hanno scelto gli fanno comodo».
Parole in linea con quelle di Antonella Grim, consigliera per Italia Viva: «Era un dovere civico e morale essere in piazza, perché non possiamo più tollerare che la nostra città assurga agli onori della cronaca nazionale per dichiarazioni del genere. È drammaticamente triste». D'accordo anche il collega pentastellato Paolo Menis: «Capisco ci sia la libertà di pensiero. Ma ci sono anche dei paletti, tra cui il rispetto per gli altri, e il divieto di sdoganare la violenza - ha sottolineato il consigliere M5s -. Quello che ha scritto Tuiach è incitamento all’odio. Ci sono anche gli estremi affinché venga sospeso o addirittura revocato. Servirà un approfondimento, ma la risposta della piazza è importante. Non si può più fare finta di nulla».
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