In corsia fino a 70 anni, 500 medici davanti al bivio in Fvg: chi è in odor di pensione potrà decidere di restare

Sindacati freddi. Altra novità: specializzandi al terzo anno ammessi ai concorsi. Possibilità per 200

TRIESTE. Per i medici di medicina generale non è una novità: il loro lavoro può già durare fino ai 70 anni. I due emendamenti al decreto Milleproroghe approvati dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, che trasformano in legge quanto previsto nel Patto per la Salute, riguardano invece i medici in corsia. Camici bianchi che, a loro volta, potranno ora restare in servizio anche dopo aver maturato l’età della pensione.

Promosso dalla Conferenza Stato-Regioni, il Patto per la Salute interviene in realtà su due fronti: da un lato dà il via libera all’immissione degli specializzandi iscritti al terzo anno del corso di specializzazione quadriennale o quinquennale alla partecipazione alle procedure concorsuali per la dirigenza sanitaria e proroga al 31 dicembre 2022 la possibilità di stipulare contratti a tempo determinato per gli specializzandi collocati nelle graduatorie concorsuali, dall’altro permette appunto la proroga a rimanere al lavoro oltre i 40 anni di servizio e fino a 70 anni di età ai medici specialisti, su base volontaria e secondo le esigenze delle aziende sanitarie.

Con l’obiettivo di superare l’emergenza delle corsie vuote, Stato e Regioni hanno dunque concordato di consentire ai medici con un impegno lavorativo quarantennale giunti all’età di 66 o 67 anni, ma che vorrebbero mantenersi operativi, di continuare il servizio ancora per un po’. Ma la strada è aperta pure per il richiamo dei pensionati, sempre con la premessa della volontarietà. Gli interessati in Friuli Venezia Giulia, stando alle stime dei sindacati di categoria, sarebbero circa 700, la somma di 200 specializzandi e 500 medici in odor di pensione su un totale di circa 3 mila lavoratori attivi tra ospedalieri (2.833 a fine 2019), universitari (59) e veterinari (82). Una platea vasta ma che, a sentire gli addetti ai lavori, non risponderà più di tanto.

«Credo non si andrà oltre una ventina di medici disposti a prolungare l’attività dopo l’età della pensione – dice in particolare Valtiero Fregonese, segretario regionale Anaao –. A rendersi disponibile sarà forse qualche primario, ma non vedo troppe altre adesioni». Proprio Fregonese è il più critico sul provvedimento infilato a Roma nel Milleproroghe: «Segna la dichiarazione di fallimento delle politiche sanitarie in Italia. Perché la vera sfida non è trattenere in servizio i medici settantenni, ma investire sui giovani. L’inserimento degli specializzandi del terzo anno? Faceva parte dei patti con il ministero, ma si deve insistere su questo percorso».

Prudente anche Calogero Anzallo, responsabile regionale dei medici Cgil Fp: «Qualcuno avrà voglia di rimanere, ma si tratta di vedere in quali condizioni. Non credo si possa pensare di mandare tutti in sala operatoria a 70 anni. Quanto agli specializzandi, io sarei per favorire l’ingresso nel Servizio sanitario regionale con contratti a tempo determinato degli studenti dell’ultimo anno. Fermo restando che si renderà necessaria la presenza al loro fianco di un tutor con esperienza almeno decennale». Il tema dei tutor è sottolineato anche da altri. Orietta Olivo, segretaria regionale Cgil Fp, chiede a sua volta «garanzie perché i giovani, specie se solo al terzo anno di specializzazione, non possono essere lasciati soli a sé stessi. Vigileremo che si tratti di un’occasione di formazione sul campo e che i contratti non siano precari. I settantenni? Bene sarebbe che si godano la pensione».

«I medici esperti, sempre se in buona condizione psicofisica, possono dare un contributo nella continuità assistenziale, nel post ricovero, nella diagnostica e nella microchirurgia, oltre che supportare i neoassunti – osserva invece Nicola Cannarsa, delegato alla sanità della Cisl Fp –. L’importante è però che il training formativo si chiuda nel rispetto degli anni di corso».

Di tutor parla anche Maurizio Rocco, presidente dell’Ordine dei medici del Fvg e della provincia di Udine. «Gli esperti accanto ai giovani sono sempre buona cosa – dichiara –, ma non dimentichiamo che ci troviamo davanti a una misura emergenziale, dato che si tratta dell’estensione del decreto Calabria, e non vorrei si pensasse che la nostra sanità sia malmessa come quella di altre regioni. Quello che continuiamo a chiedere, comunque, è una prospettiva di lungo termine, su cui, al momento, c’è il silenzio nazionale».

Il collega di Trieste Dino Trento è forse l’unico a promuovere in toto l’allungamento della professione: «In regione abbiamo già visto che medici in età di pensione hanno continuato a lavorare per evitare che chiudesse un servizio utile all’utenza. Mi pare che l’abbinata con l’inserimento degli specializzandi possa favorire un ricambio generazionale soft, con un opportuno passaggio di competenze dal medico anziano al giovane. L’accompagnamento nei primi anni di lavoro è – conclude il proprio ragionamento Trento – sempre fondamentale per fare acquisire esperienza sul campo». 

 

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