In Croazia già oltre 7000 profughi: "Basta, o chiudiamo la frontiera" FOTO

ZAGABRIA Da quando l'Ungheria ha chiuso la frontiera con la Serbia, sono saliti a oltre settemila i profughi entrati in Croazia: a riferire il numero è la polizia croata. E dopo avere già lanciato l'allarme, il governo di Zagabria, che aveva annunciato di volere lasciare passare i profughi e di essere pronto all'accoglienza, avverte che il Paese "non è in grado di accogliere altre persone" nelle persone del ministro dell'Interno croato Ranko Ostojic. Che in serata minaccia esplicitamente la chiusura ermetica e militare della frontiera con la Serbia: "Se il flusso non si arresta, saremo costretti a farlo".

Nelle ultime ore in Croazia sono arrivati almeno 100 autobus e 280 taxi, segnalano i media serbi: e il flusso non accenna a diminuire, anzi. Nella notte gruppi di profughi hanno deciso di lasciare la terra di nessuno al confine di Horgos e raggiungere in autobus il vicino centro di accoglienza di Kanyiza, da dove in tanti partono per la frontiera fra Serbia e Croazia. E all'alba, un treno speciale con 800 migranti, partito da Tovarnik, vicino al confine serbo nei pressi di Zagabria.
I profughi sono stati trasferiti in un centro di accoglienza a Jezevo. Il ministro dell'Interno si è recato a Tovarnik, dove poco fa si sono verificati scontri fra la polizia croata e migranti che hanno sfondato i cordoni degli agenti alla stazione della località. Il ministro ha detto che la Croazia offrirà ai migranti un passaggio sicuro fino ai centri di accoglienza vicino alla capitale Zagabria, aggiungendo però che i non richiedenti asilo saranno considerati migranti illegali.
A Zagabria sono stati approntati centri di prima accoglienza e tendopoli, ma la situazione sta sfuggendo al controllo delle autorità. I profughi cercano qualsiasi mezzo per proseguire il loro viaggio della speranza verso Nord. Presi d'assalto i treni, un gruppo di seicento ha deciso di raggiungere la Slovenia dirigendosi a piedi verso Nord.
Il governo di Zagabria ha inviato sminatori nella zona di frontiera al confine con la Serbia: «Ci ha contattato la polizia e abbiamo mandato un team nella zona di frontiera della Croazia orientale», ha riferito una fonte al Centro di Sminamento Croato. Nelle ultime ore infatti già i media croati avevano lanciato l'allarme sulle mine, retaggio delle guerre degli annl fra il 1991 e il 1995, quando il Paese si separò dalla Jugoslavia. Organizzazioni umanitarie stanno chiedendo ai media di condividere e pubblicare la mappa che evidenzia il posizionamento delle mine e i punti più pericolosi: eccola qui sotto (purtroppo non è troppo dettagliata e leggerla risulta piuttosto difficoltoso).

Il ministro degli Esteri croato, Vesna Pusic, ha annunciato come si accennava che il Paese è pronto all’arrivo dei migranti che sono stati costretti a cambiare percorso, ma ha avvertito che se il numero dovesse moltiplicarsi sarà difficile gestire la situazione. «Siamo pronti a dare asilo ad alcune migliaia di persone e possiamo farcela, ma non siamo pronti a decine di migliaia», ha spiegato Pusic ad Hrt, «non abbiamo le capacità» per far fronte a queste ondate. Anche il ministro del'lInterno croato Ranko Ostojic ha espresso la medesima posizione, precisando che per il momento la situazione è sotto controllo. Il premier croato, Zoran Milanovic, avrà un faccia a faccia con il collega austriaco, il cancelliere Werner Faymann, e successivamente sarà a Lubiana per incontrare il premier sloveno, Miro Cerar.
Intanto anche la Slovenia - come già fatto dall'Austria - introdurrà temporaneamente il regime di controlli al confine con l'Ungheria, mentre in serata è stato deciso di interrompere i collegamenti ferroviari con la Croazia. La decisione dell'esecutivo è stata resa nota dal premier Miro Cerar durante una visita nella regione di Pomurje, al confine con l'Ungheria. Il governo sloveno ha comunicato quanto disposto anche alla Commissione europea.
I controlli, secondo quanto specificato da Cerar, permetteranno di sorvegliare al meglio gli spostamenti dei migranti. Cerar ha inoltre dichiarato che la situazione, per quanto riguarda la Slovenia, è ancora sotto controllo e che il governo è preparato anche a flussi più sostanziosi di profughi. Ma all'orizzonte si profila un gruppo di circa 600 disperati che ha lasciato Zagabria e a piedi sta cercando di raggiungere il confine con la Slovenia. Non è chiaro come reagiranno gli agenti di frontiera di Lubiana quando se li troveranno davanti.
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