In fondo al pozzo fantasma scorre acqua purissima

/RONCHI
«Non ci sono certezze documentali su come sia stato visibile nel passato. Ma sicuramente la sua presenza è un aspetto che vale la pena rendere patrimonio storico alla portata di tutti».
Parole dell’architetto Roberto Franco, direttore dei lavori che, a Ronchi dei Legionari, stanno permettendo di ricostruire, nella sua parte esterna, il pozzo rinvenuto nel 2017 durante i lavori per la nuova viabilità all’incrocio tra via 4 Novembre e piazza dell’Unità d’Italia. L’obiettivo di conclusione del cantiere è il mese di giugno e, sino a quel momento, si procederà ad un intervento contraddistinto da momenti di condivisione e di approfondimento assieme alla Soprintendenza regionale. Nei mesi scorsi alcuni speleo della società di studi carsici A.F. Lindner si erano calati al suo interno. Nei giorni scorsi, invece, l’archeologa Federica Codromaz ha eseguito uno scavo stratigrafico del terreno che non ha dato risultati rilevanti. Quindi nessun ritrovamento particolare. L’area attorno al pozzo è già stata ripulita e si possono ben notare, adesso, i conci a secco con i quali esso, probabilmente agli inizi dell’Ottocento, esso era stato realizzato. Dal piano di calpestio il pozzo si sviluppa per una profondità di 6 metri, nel fondo si trovano circa 30 centimetri d’acqua limpidissima, mentre il diametro interno è di 1,5 metri e quello esterno di 2 metri.
Sarà ricostruito per quel che riguarda la parte esterna, dotato di un vetro superiore dal quale si potrà ammirarne la profondità, grazie anche ad un particolare impianto di illuminazione. L’area circostante sarà valorizzata ed un pannello illustrativo permetterà di conoscere la sua origine e l’origine della storia di piazza dell’Unità d’Italia, caratterizzata, tra l’altro, dalla presenza di villa Vicentini Miniussi. Costo dell’opera 50 mila euro.
«Se qualcuno pensa ad un’opera posticcia si sbaglia – afferma il sindaco Livio Vecchiet – perché questa è un’operazione di recupero di un’opera che si sviluppa nel sottosuolo e che viene valorizzata da un intervento esterno. Si tratta di recuperare la memoria storica e di rendere più elegante e fruibile il nostro cuore storico. Ronchi dei Legionari ha altri pozzi ancora esistenti, in via Dante, ad esempio, o a Vermegliano. E proprio nella piazza dedicata a Santo Stefano ce n’era uno di cui ci sono testimonianze storiche e la cui presenza andrebbe approfondita. Credo che a tutti piaccia una città più bella ed elegante come stiamo cercando di fare».
Un pozzo realizzato con pietre ben conservate e rimasto celato per tanti e tanti anni. Perfetto se non fosse mancata la parte sovrastante, quella che contraddistingue questo genere di manufatti. Di esso, fino al 2017, non c’era stata alcuna notizia certa. Non si sa, quindi, se possa risalire alla metà dell’Ottocento, quando fu realizzata villa Vicentini Miniussi che si trova proprio di fronte o se fosse già presente quando, nel sedicesimo secolo, vi sorgeva la chiesetta dedicata a San Leonardo, demolita nel 1818. Sarebbe interessante avviare studi per risalire con esattezza all’età del pozzo. Anche per capire se possa essere stato inserito nel sistema di passaggi sotterranei di cui, si dice, la villa era provvista. Essa, durante la guerra, aveva un rifugio antiaereo. Ricerche ne sono state fatte parecchie. Anche Fabio Degrassi, nel suo libro “Ronchi invisibile”, parla degli studi e degli scritti dell’abate Giuseppe Berini. Da quanto rilevato dallo studioso ronchese, infatti, si potrebbe pensare che sulla stessa area, prima della chiesetta, esistesse un edificio molto più antico. Certo è che, nel 1825, nel cortile del cavalier Giacomo Visentini fu dissoterrata una vasca di argilla cotta, che non si conobbe quando fosse lunga, in quanto gli scavi anteriori l’avevano mozzata. Al suo interno molte ossa infrante e anche tre denti.—
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