In Fvg le ultime tende fuori dagli ospedali

L’invito alla calma è arrivato da Riccardi: «Stiamo facendo un lavoro importante e non ci sono casi di coronavirus. Abbiamo controllato un centinaio di casi sospetti e siamo in costante contatto con i laboratori, il sistema dell’emergenza urgenza e le direzioni sanitarie. Procediamo con determinazione, continuando a dire che l’allarmismo non serve». Negativo anche il paziente ricoverato nella notte all’ospedale di Monfalcone.
L'allestimento delle tende a Monfalcone (Bonaventura)
L'allestimento delle tende a Monfalcone (Bonaventura)

trieste. Un centinaio di test effettuati con risultato sempre negativo, l’installazione di tende fuori dai pronto soccorso per isolare i casi sospetti, lo stop a scuole ed eventi pubblici che potrebbe essere prolungato dopo il primo marzo. Anche ieri il presidente Massimiliano Fedriga e il suo vice Riccardo Riccardi hanno fatto il punto sull’emergenza coronavirus, invitando gli organi di stampa a evidenziare che le misure messe in atto finora sono soltanto prevenzione, perché «non esistono casi conclamati e stiamo facendo esami anche oltre l’effettiva necessità per tranquillizzare le persone». L’invito alla calma è arrivato da Riccardi: «Stiamo facendo un lavoro importante e non ci sono casi di coronavirus. Abbiamo controllato un centinaio di casi sospetti e siamo in costante contatto con i laboratori, il sistema dell’emergenza urgenza e le direzioni sanitarie. Procediamo con determinazione, continuando a dire che l’allarmismo non serve». Negativo anche il paziente ricoverato nella notte all’ospedale di Monfalcone.

Tendopoli fuori dal Pronto soccorso in Fvg. Ricovero a Monfalcone per un caso sospetto: test negativo


A tranquillizzare gli animi ci ha pensato anche Fedriga: «Non si è sospetti per una semplice febbre, ma se si presentano certi sintomi e si hanno avuto contatti con zone a rischio. Parliamo di un virus con letalità relativamente bassa, ma che si diffonde facilmente e provoca un tasso di ospedalizzazione del 15-20%. Se il virus si diffondesse troppo metterebbe a dura prova la tenuta del sistema: la prevenzione serve a evitare proprio questo». Il governatore non ha escluso il rinnovo dell’ordinanza restrittiva, che scadrà domenica: «Per ora non siamo in grado di dire quando cesserà. L’obiettivo è tutelare la salute e tornare al più presto alla normalità, ma non è detto che le due cose vadano di pari passo. Dipenderà anche dai territori limitrofi: se scoppiano 200 casi al confine della regione, è chiaro che dovremo continuare a prendere misure».

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Come assicurato da Riccardi, oggi dovrebbe essere ultimato l’impianto delle tende fuori dai Pronto soccorso. Ieri la Protezione civile ne ha montate due all’esterno dell’ospedale Maggiore di Trieste e in quello di Monfalcone, mentre per Cattinara si è individuato uno spazio interno perché la zona è esposta alla bora. Al San Giovanni di Gorizia il montaggio avverrà stamani. Le tende sono riscaldate e misurano 4 metri per 5: una farà da filtro prima della normale accettazione, l’altra permetterà di isolare chi evidenzia sintomi sospetti. Il vicepresidente ha invitato gli utenti a chiamare il 112 solo in caso di sintomi concreti, utilizzando per la semplice richiesta di informazioni l’apposito numero verde: «La pressione – ha detto Riccardi – sta mettendo a dura prova 112, 118 e sala operativa della protezione civile» e il numero unico viaggia a una media di 150 chiamate all’ora.

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Procede intanto la preparazione dei luoghi di isolamento richiesti dal governo per le eventuali quarantene. «Aspettiamo – spiega Riccardi – autorizzazione formale per Muggia, mentre abbiamo quella per Tricesimo». Per quanto riguarda la quarantena per i migranti irregolari, Fedriga evidenzia che non esiste ancora un luogo deputato: «Il premier Conte ha preso l’impegno e se ne sta occupando il ministero degli Interni».

Nel frattempo la deputata Pd Debora Serracchiani ha chiesto al governo di «consentire ai medici di famiglia di rilasciare i certificati via telefono nelle regioni dove sono sospese le attività dell’Inps: è a rischio l’incolumità di migliaia di professionisti». —

D.D.A.

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