In guerra per l’Austria una stele sul binario 9 ai soldati dell’Imperatore

L’11 agosto del 1914 oltre 4mila uomini dell’imperiale e regio 97° reggimento di fanteria partirono dal binario 9 della “Südbahnhof” - la Stazione centrale - di Trieste e raggiunsero il 26 agosto la linea del fronte. Il reggimento era composto da soldati sloveni, croati, “bisiachi”, friulani, triestini e istriani. Le partenze seguirono fino al 13 quando salì sul treno l’ultimo battaglione con la bandiera. Si trattava di italiani che combattevano contro l’Italia: le loro terre appartenevano all’Austria da secoli; Trieste da 532 anni. La maggior parte di questi soldati si comportò bene. Molti morirono in guerra, alcuni disertarono, come altri soldati nemici, e questo aspetto fu molto enfatizzato nel Dopoguerra per sottolineare l’italianità di Trieste. Altri tornarono, ma sui numeri di quanti rimasero vivi, ancora non si è giunti a una certezza. Gli studiosi, che se ne stanno tuttora occupando in primis il triestino Roberto Todero, trovano parecchie difficoltà a mettere insieme documenti e testimonianze. Ma sperano di farcela.
Questi soldati a Trieste non sono mai stati ricordati, a parte la lapide collocata nel 1996 su un bastione del Castello di San Giusto, quasi nascosta, ignorata dai più. A differenza, per esempio, del Comune di Monfalcone che ha posto all’ingresso del cimitero un monumento con scritti i nomi e cognomi dei bisiachi del 97° reggimento caduti. Di recente si è provveduto a colmare questa lacuna.
Il 28 luglio scorso, una data non presa a caso - a 100 anni dalla dichiarazione di guerra dell'Impero austro ungarico alla Serbia -, accanto al binario 9 della stazione Centrale è stata scoperta una stele con la scritta “In ricordo dei cittadini del Litorale Austriaco partiti da questi binari nell'agosto del 1914 per lontani campi di battaglia. 28 luglio 1914 - 28 luglio 2014”. L’idea di dare risalto anche a questi soldati triestini, e a quelli di ogni altra provenienza, è stata dell’Associazione culturale “F. Zenobi” con Roberto Todero che da anni si sta occupando di queste vicende.
I lavori, seguiti da Sergio Spagnolo, sono stati diretti da Paolo Pollanzi, presidente della “Zenobi”. La raccolta dei fondi per realizzare l’opera è stata lanciata su una pagina Facebook creata da Gavino Farina che diceva: “Ricordare il sacrificio di migliaia di triestini, gradesi, bisiachi, goriziani,sloveni, croati, friulani, istriani e trentini che hanno combattuto per l'Austria imperiale. La storia dei nostri popoli non deve essere dimenticata”.
Alla cerimonia, accompagnata dalle note del quintetto di ottoni della Banda San Paolino di Aquileia in uniforme storica, hanno partecipato gruppi di rievocazione italiani e sloveni con le divise della fanteria, della marina, delle truppe da montagna. Presente una delegazione di Graz, antica sede del comando del Terzo Corpo al quale appartenevano le unità reclutate nel Litorale Austriaco.
Sono intervenuti Massimo Chern dirigente di Rete Ferroviaria Italiana, azienda che ha concesso lo spazio per la posa della stele, il sindaco Roberto Cosolini che ha sottolineato l'importanza dell'avvenimento per la memoria della città e lo stesso Roberto Todero. La stele, benedetta da padre Galdino Fornasiero, è in pietra carsica, ha al suo centro una nicchia rettangolare contenente l'iscrizione. Nella parte superiore c'è una foto d'epoca del convoglio militare scattata nel 1914 su di quel binario, mentre i soldati si affollano per la partenza, salutati da una folla di cittadini.
«Austriaci di lingua italiana, slovena, croata, friulana, questo il termine corretto che andrà a sostituire l'abusato ed errato, italiani d'Austria, - sottolinea Roberto Todero - legato alla visione irredentista che voleva tutti uniti in una attesa della ricongiunzione con la madrepatria, altro termine falso, dato che non ci si può ricongiungere se mai prima si era uniti e l'Italia paese datato 1866, che non era mai stato in queste terre, non ne conosceva la complessità, come ampiamente dimostrato con quanto accadde nel primo, lungo dopoguerra, nei tristi anni della Seconda guerra mondiale e in quelli successivi».
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