In quattrocento al pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio: “Insieme in un mondo di solitudine”
Anziani, disabili, persone in condizioni di povertà e fragilità, ragazzi e bambini stranieri, giovani mamme in difficoltà, migranti e rifugiati seduti nella sala allestita per l’occasione al Generali Conventin Center

"Per noi è importante che qui oggi ci sia anche bellezza", dice il presidente regionale della Comunità di Sant'Egidio Emanuele Ferri, mentre i volontari - un centinaio - iniziano a distribuire salumi e lasagne ai tavoli. Dove il concetto di "bellezza" non è quello effimero e futile della vanità esibita, ma ha a che fare con il decoro e il calore. In definitiva l'accoglienza.
Le tovaglie bianche come al ristorante, le stelle di natale al centro, su ogni tavolata. La musica allegra. Gli alberi decorati che luccicano. I bambini che giocano sul pavimento, come a casa.
In quattrocento, oggi, 25 dicembre, hanno preso parte a Trieste al pranzo organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio all'auditorium Generali Convention Center in Porto Vecchio, grazie all'ospitalità gratuita della Trieste Convention Center.

Hanno partecipato tutte le realtà che appartengono al variopinto mondo della Comunità: anziani, disabili, persone in condizioni di povertà e fragilità, ragazzi e bambini stranieri che frequentano i dopo scuola e i corsi di italiano, giovani mamme in difficoltà, migranti e rifugiati arrivati dall'Afghanistan e dalla Palestina con i cordoni umanitari.
Ricchi e gustosi i piatti offerti dal ristoratore Pietro Savarese (per il terzo anno di seguito), titolare dei locali "Casa Pepe": antipasto di salumi e formaggi, lasagne al ragù di manzo, arrosto e contorni.
Il caffè è stato messo a disposizione dalla Illy, mentre i panettoni da varie realtà imprenditoriali e associative.
Erano presenti il vescovo Enrico Trevisi, che ha benedetto il pranzo, e l'assessore comunale Massimo Tognolli che ha donato a tutte le persone una maglietta con la scritta "Insieme", "simbolo di una Comunità, Sant'Egidio - ha evidenziato - che lavora assieme".

"Questo pranzo sta diventando il pranzo di Natale di Trieste - ha osservato ancora il presidente regionale di Sant'Egidio Emanuele Ferri - senza tante forze insieme, come ad esempio il Comune, la Diocesi, la Caritas, le associazioni, le aziende e i tantissimi volontari, tutto ciò non sarebbe possibile. Questo dimostra che lavorare insieme per il bene comune, senza lasciare fuori nessuno, è possibile. Questo pranzo è anche un'icona, un'immagine di ciò che è possibile. Non possiamo risolvere i problemi del mondo, ma è un esempio concreto di inclusione. Dobbiamo muovere cuore ed energia".
"Sono molto contenta - ha commentato con entusiasmo la signora Adriana, 79 anni - è bello stare in compagnia tra gli amici".
Così Farzad, 25 anni studente universitario di informatica, e Khodadad, 40, che lavora in Fincantieri. Sono afghani di etnia hazara, perseguitata dai talebani. Sono riusciti a ricongiungersi alle rispettive famiglie arrivate a Trieste grazie ai cordoni umanitari: "Siamo seguiti e aiutati da anni dalla Comunità di Sant'Egidio ed è bello trascorrere insieme questa giornata di festa".
C'è anche la signora Anna tra i volontari: "Questo è il cuore del Natale ed espressione dei valori della Comunità - ha riflettuto - cioè pace, luce, gioia e fratellanza. Siamo come una grande famiglia in un mondo di solitudine".
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