In Slovenia spunta il governo dei tecnici

Sempre più accreditata l’ipotesi di un esecutivo dei professori. Tra i favoriti Peter Kralji› e Miro Cerar. L’ira di Janša
Di Mauro Manzin

TRIESTE. L’ultimatum lanciato dal leader della Lista nazionale e presidente del Parlamento, Gregor Virant al premier Janez Janša scade oggi. Il governo sloveno è clinicamente morto. Le dimissioni del primo ministro, dopo le accuse di corruzione e abuso d’ufficio formulate nei suoi riguardi dalla Commissione statale anti-corruzione, vengono chieste anche dal Partito dei pensionati (Desus) e dai popolari (Sls). Tutti vogliono resuscitare l’attuale coalizione di centrodestra ma con un nuovo premier. Anche se da più parti si invocano le elezioni anticipate. E Janša temporeggia. La preannunciata conferenza stampa è stata posticipata a lunedì prossimo. Ma qualche segnale giunge sul palcoscenico politico sloveno. E lo lancia Janša in persona il quale sulle colonne del settimanale Demokracija afferma che «le chiacchiere dei piccoli partiti sulle elezioni anticipate sono solo un soffio nel nulla». «Hanno paura delle elezioni e in più i loro deputati dopo un anno di mandato non desiderano certo mettere a repentaglio il loro seggio. Per questo - conclude il premier - voteranno per qualsiasi soluzione, anche a favore di una coalizione tecnica con Jankovi„ (leader di Slovenia positiva principale partito d’opposizione ndr.)».

Strali del premier a parte nei corridoi del Parlamento sloveno corrono già alcuni nomi di possibili papabili alla successione di Janša. Se si dovesse trovare una via d’uscita politica con la sfiducia costruttiva il candidato più accreditato è il dimissionario presidente dei popolari Radovan Žerjav. Ma più il termpo passa più si accredita la possibilità di dare vita a un governo tecnico. E qui i nomi in ballo sono principalmente due: Peter Kralji› e Miro Cerar. Il primo è consulente finanziario di varie istituzioni, anche tedesche e, si vocifera, addirittura del governo Merkel. Sicuramente è un uomo molto considerato e apprezzato visto che lo volevano come consulente, per l’appunto, anche i defunti premier di Croazia Ivica Ra›an e di Serbia, Zoran Djindjic. È considerato un neoliberista. Il secondo è un giurista ed esperto costituzionalista. Professore universitario e consulente del Parlamento, relativamente giovane ma, si dice, coerente ed eticamente stabile. Figlio di Zdenka Cerar, già procuratrice generale di Stato e membra della Lds e di Miro Cerar famoso e indimenticato ex campione olimpionico di ginnastica. Brava persona, sostengono in molti, ha un unico difetto: non sorride mai.

Chi invece sorride molto e parla moltissimo, soprattutto degli affari politici interni della Slovenia, è l’ambasciatore statunitense Joseph Mussomeli il quale nei giorni scorsi ha definito le elezioni anticipate quale sbocco alla crisi di governo assolutamente inutili e ha commentato le accuse della Commissione anti-corruzione definendole giustamente portatrici di una condizione di sfiducia del popolo sloveno verso i propri leader politici. Al ciarliero ambasciatore Usa ha scritto una lettera l’Associazione degli ex diplomatici della Slovenia in cui si chiede esplicitamente al rappresentante statunitense di non immischiarsi negli affari politici sloveni e in cui si ricorda che l’ex capo dello Stato Danilo Türk, circa un anno fa, già “bacchettò” ufficialmente l’ambasciatore invitandolo a non travalicare quelli che sono i suoi compiti di rappresentante diplomatico.

Ma la polemica non si è fermata qui, L’ambasciata Usa a Lubiana ha a sua volta preso carta e calamaio e diffuso un dispaccio in cui esplicitamente si afferma che «se a qualcuno dà fastidio il nostro interesse per i destini del popolo sloveno, beh la cosa non ci tocca». E così a Lubiana c’è già chi, più o meno ironicamente, sostiene che per sapere il nome del nuovo primo ministro bisogna rivolgersi proprio all’ambasciatore Mussomeli.

ManzinMauro

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