In viaggio tra i ricordi sulla “Giulietta TI” del ’63

La Trieste-Opicina rivissuta a bordo del bolide d’epoca
Silvano Trieste 2018-04-07 Trieste -Opicina Historic, Giorgio Dagnelut
Silvano Trieste 2018-04-07 Trieste -Opicina Historic, Giorgio Dagnelut

Trieste-Opicina Historic: viaggio sulla Giulietta TI del '63 con Dagnelut

TRIESTE Si potrebbe affermare che le emozioni si materializzino solamente quando si è in prima fila. In concomitanza con la prima delle due giornate della Trieste Opicina-Historic (la seconda è in programma oggi, ritrovo alle 8.30 in piazza Unità, partenza alle 9), rievocazione della storica gara automobilistica organizzata dal Club dei Venti all’Ora, siamo saliti a bordo di una “Giulietta TI” del 1963 di proprietà del segretario Giorgio Dagnelut. Dalla partenza da piazza Unità abbiamo percorso il tragitto fino alla caserma del Reggimento Piemonte Cavalleria di Opicina, seduti comodamente sul sedile posteriore di questa automobile immatricolata a Trieste e, caso non così frequente, dalla targa originale.

Silvano Trieste 2018-04-07 Trieste -Opicina Historic, Giorgio Dagnelut
Silvano Trieste 2018-04-07 Trieste -Opicina Historic, Giorgio Dagnelut


«Partiamo quasi per ultimi» racconta Dagnelut, mentre le persone si fanno fotografare vicino alla Giulietta, chiedono informazioni sulla cilindrata, osservano con un pizzico d’invidia questa rappresentazione di un’epoca che non c’è più. «La Trieste Opicina nasce nel 1911 e dura, al di là di alcune interruzioni a causa delle due guerre mondiali, fino al 1971. Veniva considerata la gara in salita più difficile d’Europa, anche se naturalmente questa potrebbe essere semplicemente opinione di molti e non di tutti» afferma Dagnelut, che prima di avvicinarsi alla bandiera italiana che recita il ruolo di starter, sistema le ultime indicazioni assieme alla moglie Liliana Scrigner.



«Con questa automobile – così la moglie – saranno circa 3-4 anni che partecipiamo alla Trieste Opicina. Le edizioni precedenti le abbiamo fatte a bordo di una Topolino del 1954, anche se bisogna dire che faceva un po’ di fatica, soprattutto in salita».

Un signore distinto si avvicina e augura a Liliana “bon pesto”, dove il pestare non è funzionale alla produzione della famosa salsa genovese, bensì del dare gas al motore. Le persone scattano fotografie, registrano dei video con il telefono cellulare, commentano ed esprimono un po’ di diffidenza nei confronti della targa della Giulietta. «La xe originale de quela volta» afferma Giorgio con orgoglio. Prima di iniziare a “pestare” sull’acceleratore racconta di quando anche Tazio Nuvolari era solito partecipare a questa gara. «Prova a pensare cosa doveva rappresentare questo tragitto per i molti professionisti decisi a parteciparvi e soprattutto per invece quelli che venivano definiti i piloti della domenica. Un divertimento assicurato».



Gli interni dell’automobile emanano un profumo di antico, dove la meccanica riposa in armonia con i sedili e anche la coperta sistemata sopra il posto del pilota sembra rifuggire dal grottesco, antidoto contro la plastica di cui sono composte le vetture di oggi.

«Vai Giorgio» grida la ragazza ai blocchi di partenza. Da questo momento in poi la narrazione della Trieste – Opicina di un tempo si sovrappone alla rievocazione dei giorni d’oggi. Riva del Mandracchio, Tre Novembre, via Milano e poi dritti su verso il Tribunale, prima di fare i conti con la prima insidia, la curva Masè. «A 5 anni – racconta Giorgio – sono venuto ad abitare proprio nell’ultima casa di via Fabio Severo prima della curva e ricordo perfettamente il rumore delle automobili e il frastuono che gli scarichi emettevano; pensa come doveva vivere la gente prima di quegli anni, quando la velocità media in gara arrivava fino ai 130 chilometri all’ora».

Dietro alla Giulietta un’altra automobile fa rombare il motore. «Lo fanno apposta, fa parte della tradizione» sorride Liliana. La curva dell’università è l’immagine di un interminabile semicerchio e le doppie di San Cilino precedono la Faccanoni: da qui in poi i giri del motore aumentano e il tachimetro inizia a segnare velocità diverse. «Siamo naturalmente sempre nei limiti del codice della strada – ci tiene a precisare Giorgio – anche perché oggi la Trieste Opicina è una “turistica” e competizione di regolarità “classica”, che rappresenta qualcosa di ben distante dall’epica delle edizioni passate».

Sulla sinistra si intravede la città e i volti degli automobilisti che spostano lo sguardo sulla Giulietta. I racconti della Trieste – Opicina parlano di privati cittadini che la notte prima della gara salivano a bordo delle loro macchine con l’intento di provare il circuito; qualcuno finiva fuori strada e i giovani si divertivano a deridere chi tentava di sentirsi “re per una notte”. «Sulla “esse” di Conconello – racconta sempre Giorgio – la gente si fermava a guardare la corsa anche perché questo tratto era uno dei più entusiasmanti, i piloti portavano le macchine a velocità impressionanti».

Silvano Trieste 2018-04-07 Trieste -Opicina Historic
Silvano Trieste 2018-04-07 Trieste -Opicina Historic


Il record per quanto riguarda la categoria autovetture, su circuito di 8 chilometri, lo detiene Giampiero Moretti alla guida di una Ferrari 512 s, che taglia il traguardo in 3 minuti e 12 secondi a una media di 149 chilometri all’ora. È il 1970 ed è la penultima edizione della agonistica. Dopo un incidente in cui il pilota austriaco Herbert Jerich rimase gravemente ferito e per ragioni legate alle difficoltà organizzative, venne dichiarata la fine della Trieste – Opicina. «Ciò che resta oggi è lo spirito dei partecipanti e la voglia di rievocare quel periodo» conclude Dagnelut che entra nell’abitato di Opicina con il pensiero già rivolto alle prove che attendono la sua Giulietta. È davanti alla caserma del Piemonte Cavalleria che scendiamo. Giorgio si rimette in fila e lo guardiamo scomparire come si guarda “un soldato a cavallo, a cavallo del cielo di aprile”.

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