Incendi sotto controllo sul Carso, autorizzato il rientro a casa per i 400 sfollati sul Vallone

Elisa Coloni
Bumbaca Gorizia © Pierluigi Bumbaca fotografo
Bumbaca Gorizia © Pierluigi Bumbaca fotografo

TRIESTE. In deciso miglioramento, grazie anche alla leggera pioggia caduta nella notte, la situazione sul Carso goriziano, dove nella mattinata di sabato 30 luglio, in una riunione congiunta di tutte le componenti operative impegnate nella lotta contro gli incendi, è stato deciso il rientro di tutti gli oltre 400 residenti evacuati giovedì 28 luglio negli abitati di Devetachi, Visentini, Marcottini e San Michele.

Restano tuttavia sotto stretto monitoraggio gli abitati di Gabria, Devetachi e Marcottini e, più in generale, l’intera area attraversata dalla strada statale 55 del Vallone.

La pioggia, seppur meno abbondante di quanto sperato, ha comunque contribuito a ridurre sensibilmente il rischio di sviluppo di nuovi fronti sul Carso goriziano tanto che nella mattinata di sabato 30 luglio sono rimasti a terra sia gli elicotteri sia i canadair presenti sul territorio regionale per contrastare gli incendi.  

La situazione di venerdì 29 luglio

Nella giornata di ieri, fino al tardo pomeriggio, erano invece proseguite le operazioni per lo spegnimento e contenimento delle fiamme, agevolate in serata dall’arrivo della pioggia, seppur troppo leggera per mettere in definitiva sicurezza il vasto fronte da giorni ormai interessato dai roghi. I vigili del fuoco continuano ad applicare il dispositivo messo in campo con più di 80 vigili del fuoco e una ventina di mezzi.

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Venerdì, undicesimo giorno di lotta incessante contro il fuoco, sui cieli del Friuli Venezia Giulia hanno operato ben quattro Canadair (due sul Carso e altrettanti tra Friuli e Pordenonese) e tre elicotteri, in un’enorme battaglia contro le fiamme che ha coinvolto decine di uomini e donne della Protezione civile regionale, del Corpo forestale, dei volontari Antincendi boschivi e dei Vigili del fuoco, questi provenienti anche da altre regioni italiane. In Carso operativi pure cinquanta pompieri sloveni, per dare man forte nella zona del monte Brestovec, tra Devetachi e San Michele, divorata dal fuoco da mercoledì pomeriggio.

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Venerdì è stato questo, il fronte in Carso, quello più critico, anche se, complice il vento in diminuzione, con il passare delle ore si è riusciti a contenere i roghi e a evitare che il fuoco si espandesse ulteriormente. Il peggio si era visto nel tardo pomeriggio di giovedì, fino alla mattinata di venerdì. Poi il lento miglioramento, benché i focolai non siano spenti e si continui a lavorare senza sosta. Da qui, appunto, la decisione di non far rientrare i cittadini sfollati nelle loro case.

Fiamme intorno alle case, le testimonianze da San Michele e Savogna

Quella lungo il Vallone, però, non è stata l’unica criticità, perché le fiamme hanno continuato a bruciare anche i boschi nella montagna friulana e pordenonese. Preoccupante, in mattinata, la situazione nell’area di Taipana, non lontano dal confine con la Slovenia, dove è stato necessario l’intervento di due Canadair; il quadro è migliorato nel corso della giornata. Un altro fronte è stato quello di Frisanco, nel Pordenonese, tenuto sotto controllo.

In Val Resia sono proseguite le bonifiche e la messa in sicurezza del versante a ridosso della strada che porta all’abitato di Resia: «I lavori al bypass sono finiti, è confermata la sua apertura alla circolazione da stasera (venerdì sera, ndr.)», le parole di Riccardi. In mattinata si era anche sviluppato un rogo tra il casello autostradale del Lisert e Sablici, ma è stato spento e bonificato da Vigili del fuoco e dai volontari. Ora gli occhi sono puntati sul meteo, per capire se le piogge previste dall’Osmer tra la serata di venerdì e parte della giornata di sabato saranno sufficientemente abbondanti per bagnare la terra, arsa da giorni di fuoco e siccità.

Ha inoltre continuato a tenere banco il dibattito sulle possibili cause degli incendi più gravi di sempre in Fvg. Nei paesi si fa sempre più strada l’ombra del piromane, come sostenuto tra l’altro pure dal sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna e dal primo cittadino di Savogna d’Isonzo Luca Pisk, che si sono detti persuasi che dietro ai roghi possa esserci un gesto doloso.

Riccardi, cauto da giorni sul tema, ha ribadito la sua volontà di essere prudente, anche se ha sottolineato che «la letteratura ci insegna che la mano dell’uomo ha purtroppo un peso importante in questi fenomeni. Ciò non significa però dire che il dolo sia certo».

Il vicegovernatore con delega alla Protezione civile ha aggiunto di auspicare che «si riesca, nella complessità delle cose, ad analizzare anche le ragioni all’origine dei roghi, che secondo me sono molteplici: sicuramente potrebbe esserci anche questa ipotesi, del gesto doloso, che viene segnalata da più di qualcuno e pure dalle persone più esperte che abbiamo in campo. Ma come ipotesi viene individuata anche la scarsa manutenzione dei boschi e delle infrastrutture che ci stanno intorno. E tutto questo va inserito in un contesto di siccità senza precedenti, che deve farci riflettere un po’ tutti».

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