Inchiesta sulle visite sportive, nessun falso

Nessun falso ideologico. Le visite sportive erano assolutamente regolari. Si è concluso con un’assoluzione perché il fatto non sussiste il processo a carico di 18 medici coinvolti nell’inchiesta sul Centro di medicina dello sport. A pronunciare la sentenza è stato il giudice Piero Leanza che, di fatto, ha accolto le richieste del pm Maddalena Chergia, la quale aveva ipotizzato nella sua requisitoria l’assoluzione con la formula del fatto con costituente reato. Il primo tra tutti è il dottor Auro Gombacci, già responsabile del Centro, all’epoca dei fatti, ospitato nello stadio Rocco. Gombacci però è stato condannato, per un’imputazione minore, a pagare una multa di 300 euro.
Nel filone principale dell’inchiesta sono stati coinvolti i medici che, pur operando nella struttura ospitata dallo stadio Nereo Rocco, non erano in possesso della specialità di medicina dello sport ma «attestavano falsamente nei certificati di idoneità, fatti dei quali l’atto era destinato a provare la verità». Si tratta di Alan Biloslavo, Gianna Capitelli, Massimo Cordini, Eleonora Martini, Caterina Gerolami, Michela Giuricin, Arianna Jus, Alain Martin Jounda, Ledia Papanikolla, Donatella Piva, Francesca Romano, Annalisa Saba, Walid Sawaid, Kyriakos Tsapralis e Riccardo Zero. I certificati poi venivano firmati dal dottor Auro Gombacci e dai colleghi Gianfranco Stupar e Eberardo Chiella che invece la specialità l’avevano conseguita.
Per il giudice che ha accolto sostanzialmente gli approfondimenti emersi nell’istruttoria dai difensori (tra gli altri Riccardo Seibold, Giancarlo Muciaccia, Luca Maria Ferrucci, Ferdinando Ambrosiano, Andrea Frassini e Paolo Codiglia), non c’è mai stato insomma alcun reato.
Va precisato che il periodo preso in esame dall’inchiesta che all’epoca aveva suscitato non poco clamore, era stato quello compreso fra il 4 gennaio 2007 e il 19 dicembre 2008.
Il blitz era scattato nel gennaio del 2009 quando i carabinieri del Nas avevano fatto una vera e propria irruzione al Rocco.
Avevano messo i sigilli ai quattordici vani e alle due palestre della struttura ospitata in una torre dello stadio e considerata una tra le più moderne della regione. Il provvedimento di sequestro, disposto dal Gip su richiesta del pm Maddalena Chergia, era stato motivato dall’assenza delle autorizzazioni sanitarie da parte dell’Azienda sanitaria.
Il legale rappresentante dell’associazione «Centro medicina dello sport», il dottor Auro Gombacci, era finito in poche ore nei guai per violazione dell’articolo 193 del testo unico della legge sanitaria. Era stata la paralisi. Erano stati sequestrati dai carabinieri ben 450 certificati di idoneità sportiva. E molti atleti si erano trovati di fatto impossibilitati a praticare il proprio sport. Nessun nulla osta. Tutto bloccato. Ora l’assoluzione. (c.b.)
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