Incisa nel globo di pietra la frase che segnò la nascita di Gorizia

Villa quae Sclavorum lingua vocatur Goriza. È la prima menzione nella storia della nostra città, il 28 aprile del 1001 in un diploma di Ottone III di Sassonia (980-1002), Imperatore del Sacro Romano Impero.
Il documento è stato analizzato da Peter Štih, noto tra gli studiosi della materia, che ne ha scritto nel suo testo edito in tedesco, italiano e sloveno dal Goriški muzej di Kromberk: «Il 28 aprile 1001 l’imperatore Ottone III emanò a Ravenna un diploma con cui concedeva, tra l’altro, al patriarca di Aquileia Giovanni la metà del “castellum” detto “Siliganum” e la metà della “villa” che in lingua slava era chiamata “Goriza”, nonché la metà dei territori che si stendevano tra l’Isonzo, il Vipacco e l’altipiano di Tarnova. Nel diploma … vengono nominate per la prima volta le località di Salcano e di Gorizia. Sei mesi più tardi, il 27 ottobre 1001, quello stesso imperatore, mentre si trovava a Pavia, concesse con un altro diploma la restante metà di Salcano, di Gorizia e dei loro territori al conte del Friuli Werihen».
Prosegue Štih: «Questi due documenti segnano l’inizio di un processo storico millenario, il cui risultato più evidente è rappresentato dal progressivo manifestarsi di quelle inconfondibili caratteristiche che il territorio situato sulle rive dell’Isonzo ha finito per assumere nel corso dei secoli e che ha conservato fino al giorno d’oggi. Il toponimo slavo indicante la collina (“gorica” in sloveno significa colle, montagnola) che s’innalza per un’altezza di circa sessanta metri sopra l’attuale città di Gorizia e va digradando dolcemente verso sudovest attraverso una serie di terrazzamenti fino a raggiungere le sponde dell’Isonzo, ha finito per dare il nome non soltanto al villaggio dal quale in seguito si è sviluppata la città, ma anche a tutto l’ampio comprensorio situato sulle rive del fiume Isonzo e sul Carso: il Goriziano. E questo nome non indicava semplicemente una regione geografica, ma una ben determinata formazione giuridica e statale. Il Goriziano divenne una provincia già verso la fine del medioevo e conservò tutte le caratteristiche che ne facevano un’entità statale fino alla dissoluzione della monarchia austroungarica nel 1918; le tracce di questa sua peculiarità sono ravvisabili ancora al giorno d’oggi: Gorizia costituisce infatti una provincia della regione Friuli-Venezia Giulia».
Era il 1999 quando Štih scriveva e allora nessuno poteva immaginare la scriteriata e antistorica cancellazione della Provincia, che nell’emblema portava il simbolo della casata dei Conti goriziani dei quali era ultima erede. In quell’epoca del millenario imminente, come Salcano anche Gorizia ne decideva la celebrazione sulla piazza principale, ma mentre a Salcano le opere sono terminate con il monumento in pietra verde delle onde dell’Isonzo, piazza Vittoria ha incontrato tutti i problemi del mondo.
Una menzione del compleanno di Gorizia è stata però riportata sulla piazza più antica, mediante un elemento celebrativo in pietra carsica confezionato a guisa di globo crucigero con incisa la celebre frase di Ottone III. Alla sua base le date 1998 e 2005 raccontano l’inizio dell’attività amministrativa e quella dell’ultimazione dei lavori, descrivendo la difficile realizzazione delle opere pubbliche in Italia: otto anni per sei mesi di lavori.
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