Incubo cinghiali a Longera, la Regione “apre” la caccia

I vicini di Zerial sono esasperati: «Siamo stufi. C’è davvero da aver paura» Panontin: «In arrivo misure per ridurre il numero degli esemplari sul Carso»

Il cinghiale lo preferirebbero in un piatto di gnocchi. Invece no, se lo trovano davanti al cancello di casa, in giardino e quando vanno a portare la spazzatura. O lo vedono sbucare di colpo in strada da un cespuglio, mentre passano in macchina, se non peggio in scooter. Mattina, pomeriggio, sera. L’incubo di Longera si è materializzato pochi giorni fa, con l’aggressione a Bruno Zerial, l’uomo che per difendere il cane da un attacco ha rischiato la vita. Adesso è a Cattinara, Billi invece non ce l’ha fatta. Qui, in rione, quasi un paese, non si parla d’altro: chi vorrebbe armarsi di fucile, come ha promesso di fare il signor Bruno, chi invece fa spallucce perché in un modo o nell’altro ha imparato a convincerci.

È sopra, verso Cattinara, che il problema è più avvertito. È lì che raccontano di altri casi di persone azzannate o che si sono salvate scappando a gambe levate. Per tutti, o quasi, i raccolti dei campi divorati di continuo. Le recinzioni, spesso, non bastano. «È la prima volta che si spingono così giù», riflette il signor Stocovaz, che vive di fronte all’abitazione in cui è avvenuto il fatto di lunedì scorso. «A me non hanno mai dato fastidio, però so che tante famiglie hanno avuto di che penare. Comunque no, farsi il porto d’armi è sbagliato. C’è già chi è preposto ad occuparsene». La signora Vera, poco più in là, allarga le braccia. «Bruno ha avuto sfortuna, perché era con il cane, ma in genere quelle bestie scappano quando vedono l’uomo». Eva, da un villetta in alto, ci ha fatto l’abitudine. «La sera me li trovo sotto la finestra, ma in casa mia non riescono ad entrare perché ho il recinto alto. A me però sembra esagerato chi dice che si vuole fare il porto d’armi. Sinceramente non vedo in giro cinghiali killer che ci aspettano in campagna per ucciderci. Il problema, piuttosto, sono i raccolti che vengono divorati oppure il rischio di travolgere questi animali per strada quando si passa con la macchina. Io me li sono trovati tante volte davanti. Tenere un fucile no, non sono d’accordo. È pericoloso per tutti ma credo che le istituzioni debbano fare di più per ridurre il numero, piuttosto».

L’assessore regionale Paolo Panontin garantisce che la Regione farà il possibile. «Il Piano faunistico regionale che sta per essere approvato - fa sapere - prevede per l’area limitrofa alla città di Trieste delle misure specifiche per il contenimento, che consentiranno di incrementare la pressione venatoria». Nessuno, annota l’assessore, può provvedere da sé: «Al di fuori dei periodi previsti e delle aree cacciabili il controllo non può essere attuato mediante l’attività venatoria bensì esclusivamente attraverso l’adozione di deroghe da parte della Provincia, come prevede la legge».

Ma più su, dove la zona si fa campagna, non ne possono più. Il rione è stretto dal versante che dà sul Bosco del Farneto e il Monte Spaccato, i cinghiali provengono da entrambe le parti. «Li vedo di continuo - dice Walter, un passante - ormai io non mi arrischio a portare i nipotini a fare passeggiate nei sentieri. Mi è capitato di imbattermi in un cinghiale e non mi fido più. Il signore che è stato aggredito ha ragione a volersi fare il porto d’armi. Comunque qui c’è già qualcuno che spara, sa? I colpi si sentono ogni tanto...». Francesco, un giovane di 33 anni, è con il cane al guinzaglio: «È diventato pericoloso girare a Longera anche a me è capitato di trovarmi con un cinghiale vicino. Se fossi stato con il cane me l’avrebbe ammazzato». Fabio Ruzzier è proprietario di vari terreni nei dintorni: «Mi hanno rovinato tutto e due anni fa un vicino è stato morso, aveva difeso una ragazza che stava scappando da un cinghiale che le correva dietro. Siamo stufi, c'è da aver paura».

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