Incubo multe in Slovenia: quanto pagano i triestini

Il 6% delle sanzioni rilevate dalla polizia d’oltreconfine sono state comminate ad automobilisti italiani. Cosa dicono al comando di Capodistria
Di Donatella Tretjak

Vita dura per gli automobilisti triestini in Slovenia. Vignetta a parte, capita spesso che al ritorno in Italia denuncino di essere stati maltrattati dalla polizia o di aver addirittura rischiato l’arresto per infrazioni non gravi. Meglio vederci chiaro, cominciando con il dire che oltre il 6 per cento delle multe rilevate nei primi sei mesi dell’anno dalla polizia stradale di Capodistria è stata comminata ad automobilisti italiani, in gran parte triestini: dal primo gennaio al 30 giugno sono state 424 su 6915, 46 per incidenti e 378 ammende per altri reati. La maggior parte, manco a dirlo, per aver superato i limiti di velocità. Qualche volta, però, a peggiorare i rapporti comunque non facili tra controllato e controllore, ci si mette di mezzo pure la lingua. Altrettanto non facile. Eppure, “lo spirito di Trieste”, quello citato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quello che dovrebbe unire italiani e sloveni (e croati), in qualche modo c’è, come conferma Anita Leskovec, portavoce della polizia di Capodistria. «Per quanto riguarda la lingua, gli italiani non incontrano grosse difficoltà: in realtà i nostri agenti di polizia, nella maggior parte dei casi, almeno comprendono l'italiano. O se non altro parlano in dialetto. E comunque, mal che vada, i nostri poliziotti spiegano l'infrazione in inglese. Nel caso in cui l'agente non ne avesse la padronanza e non riuscisse a comunicare, e non ci fosse altro modo per spiegare l'infrazione commessa, allora facciamo intervenire un traduttore simultaneo. Ci vorrà un po’ più di tempo, ma il nostro impegno è quello di dare a tutti l'assistenza necessaria».

Ma, allora, le segnalazioni di chi, come i due ricercatori italiani che a Portorose si sono visti chiedere dalla polizia il pagamento immediato di una multa (altrimenti la loro autovettura sarebbe rimasta bloccata sulla riviera slovena): ingigantiscono un problema che non c'è? Insomma, colpa nostra che ci misuriamo sempre e comunque con le nostre leggi e poi diamo la colpa “agli altri”? «Quando si verifica un incidente stradale, sopralluogo, misurazioni e deposizioni vengono raccolte sul posto dagli agenti, che solo in seguito decideranno l'iter e la portata del reato – spiega Anita Leskovec -. Per gli incidenti minori, quelli in cui non si rilevano feriti o si tratta di lesioni piuttosto lievi, dove in pratica si hanno prevalentemente danni materiali, ci è permesso di applicare un iter accelerato in base al nostro codice della strada. In questi casi, però, se c'è il fondato sospetto che, consegnata a mano la multa, il trasgressore possa dileguarsi all'estero e che quindi non adempia al pagamento, allora possiamo chiedere il pagamento immediato e sul posto della multa. In questi casi il poliziotto può decidere anche per il ritiro della patente o del libretto di circolazione, o del documento di viaggio per i mezzi pesanti, fino al saldo di quanto dovuto. Se poi l'automobilista ritiene di aver subìto un torto, può presentare ricorso alla Corte, cioé al tribunale circondariale di Capodistria: in 24 ore si fa appello e si può ottenere giustizia».

Tuttavia nell’era delle carte di credito non è che ogni automobilista si porti sempre dietro un portafoglio gonfio. «Beh, certo permettiamo alle persone di recarsi a un bancomat – dice la portavoce della polizia capodistriana -. Non pretendiamo che la gente giri con i contanti in tasca. L'ammenda comunque deve esser pagata in contanti sul luogo dell'infrazione». C'è anche chi ha segnalato di esser stato intercettato da un furgone, vicino al confine, che gli lampeggiava. Per di più senza segni di riconoscimento chiari e visibili: ovvio che in questi casi l'automobilista si senta intimorito e in apprensione.

«Il regolamento sui mezzi utilizzabili dalla polizia – dice ancora Anita Leskovec - , stabilisce che gli agenti possano avvalersi anche di veicoli civili speciali, dotati comunque di lampeggiante o di sirena, di diversi marchi di fabbrica, modelli e colori. La polizia slovena, nelle automobili che impiega per il controllo del traffico, ha in dotazione il sistema di rilevamento “Provida”, e queste macchine non sono tenute a essere contrassegnate né da una scritta né da un simbolo. Una volta appurata l'infrazione, gli agenti, in borghese, nel fermare il trasgressore devono però applicare tutte le procedure e le misure acustiche e visive sancite in materia di sicurezza stradale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo