Infermiera aggredita nel Pronto Soccorso di Monfalcone: un arresto
La donna è stata picchiata da un 39enne già noto alle forze dell’ordine. L’episodio poco prima dell’inizio del turno del vigilante. I sindacati: «Serve più sicurezza»

Le ha piantato le unghie in volto. Ma non si è limitato a graffiarle il viso: le ha sferrato anche un calcio, raggiungendola alla gamba, e botte al braccio. Dove il colpo arriva, arriva. Con inspiegabile brutalità.
Percossa nel giorno di Ognissanti da un paziente poi arrestato, l’infermiera sulla cinquantina d’anni in servizio al Pronto soccorso del San Polo di Monfalcone ha così chiuso il turno di notte assistendo a un paradossale, amaro ribaltamento dei ruoli. Da curante a curata, paziente dell’ospedale in cui lavora a causa di un’inesplicabile aggressione.
Il fatto è accaduto sabato alle 21.40, poco prima che prestasse servizio la guardia giurata, figura introdotta in via Galvani proprio a seguito di intemperanze, parapiglia e precedenti violenze perpetrati ai danni dei professionisti della sanità. En passant, la sicurezza privata assoldata da Asugi opera di norma fino alle 6 e attacca alle 22.
Sull’aggressione, allertati dal centralino del Numero unico di emergenza, il 112, sono così intervenuti gli agenti della Volante del Commissariato di Polizia, sul posto già alle 21.45. Hanno immobilizzato e arrestato, ai sensi della vigente norma, il presunto aggressore, G.P. le sue iniziali, un uomo di nazionalità italiana, classe 1986, che ora si trova ai domiciliari nell’abitazione a Monfalcone. È in attesa, nelle 48 ore, dell’udienza di convalida o meno del fermo al Tribunale.
Pare che già in passato le forze dell’ordine fossero intervenute a seguito di episodi un po’ sopra le righe dell’uomo, che altre volte sarebbe andato in escandescenze (ma mai fino al picco della scorsa notte) in corsia.
Si apprende che negli ultimi mesi gli accessi all’ospedale di G.P., poi placato dagli agenti tempestivamente accorsi, sarebbero stati una trentina. Per questo la vittima teme di incontrare di nuovo la persona, nell’esercizio della sua professione. Sabato si era recato in autonomia al presidio, verso le 21.
Denunciano l’accaduto i sindacati in una nota congiunta, col segretario generale Uil Fpl Stefano Bressan, quello regionale del Nursind Luca Petruz e il commissario della Cisl Fp Nicola Cannarsa. «Un nuovo grave episodio di violenza ha scosso il Pronto soccorso di Monfalcone – scrivono –: un uomo, già noto e in evidente stato di astinenza, ha aggredito un’infermiera colpendola con un calcio alla gamba e graffiandola. L’aggressore è stato arrestato, ma la collega, comprensibilmente scossa, teme che possa tornare in reparto non appena si ripresenteranno le stesse condizioni di crisi».
«Il fatto – aggiungono – s’è verificato poco prima dell’ingresso in servizio della guardia giurata, segno di una fragilità organizzativa che non può più essere ignorata». Il motto delle sigle è «nessuno resti immobile di fronte agli atti violenti verso il personale sanitario». «Ma i proclami e le promesse – rimarcano Bressan, Petruz e Cannarsa – finora non hanno avuto riscontro. La violenza continua e chi opera in prima linea, in reparti esposti si sente sempre più solo».
Uil, Cisl e Nursind chiedono «misure di tutela più forti e immediate». In particolare che «le aziende valutino e adottino, nei reparti ad alto rischio, la fornitura di strumenti operativi di difesa personale non letali, unitamente a percorsi formativi obbligatori e a procedure operative chiare che ne regolino uso, custodia e responsabilità».
Il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, riportano i sindacati, risulta «in crescita allarmante». Secondo l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie (Onseps) nel 2023 «si sono verificati oltre 16.000 episodi di aggressione contro circa 18.000 operatori sanitari». Pronto soccorso e reparti di degenza restano i contesti più colpiti, con «una crescita del 38% negli ultimi cinque anni».
«Questi numeri – ribadiscono le sigle – descrivono una vera emergenza nazionale che investe anche la regione, dove le aggressioni fisiche e verbali si ripetono con frequenza crescente, generando paura, stress e demotivazione tra i professionisti della salute».
Le organizzazioni sindacali chiedono, tra le altre cose, che le aziende sanitarie mettano in atto con urgenza l’aggiornamento del Documento di valutazione dei rischi (Dvr), includendo il rischio aggressione e le misure preventive, e il potenziamento della «vigilanza e dei sistemi di allarme rapido», oltre a un sostegno psicologico e la tutela legale per le vittime di aggressioni.
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