Infermiera si uccide con una flebo in bagno

Tragedia nel reparto di Chirurgia vascolare al decimo piano di Cattinara La vittima è una donna di 37 anni. Fatale il mix di insulina e barbiturici
Di Corrado Barbacini
Foto BRUNI TRieste 21 01 10 Ospedale Cattinara
Foto BRUNI TRieste 21 01 10 Ospedale Cattinara

L’hanno trovata con la siringa della flebo ancora in mano, riversa sul pavimento del bagno del reparto di Chirurgia vascolare di Cattinara. Uccisa da un micidiale cocktail di barbiturici e insulina.

È morta così Elena Peschier, 37 anni, infermiera. La donna si è tolta la vita ieri mattina poco dopo le 6, al termine del turno di servizio notturno nel suo reparto al decimo piano della Torre chirurgica dell’ospedale. Un gesto estremo che ha lasciato senza parole tanto i vertici sanitari quanto i colleghi della giovane, ignari del dramma che stava vivendo e che l’ha spinta a imboccare una strada senza ritorno. Qualcuno, dopo la tragica scoperta, ha parlato di problemi personali di Elena. Ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che fossero talmente insopportabili da indurla a togliersi la vita.

L’unica cosa drammaticamente certa, per ora, è che con determinazione l’altra mattina, poco dopo l’alba, Elena ha deciso di farla finita usando alcuni farmaci che aveva preso dalla farmacia del reparto dove lavorava. Un gesto che compiva quotidianamente, come tutte le altre infermiere del reparto, per svolgere il suo lavoro.

La ricostruzione dei fatti, affidata ai carabinieri accorsi in reparto subito dopo l’allarme fatto scattare dalle colleghe, è dunque drammaticamente semplice. Al termine del turno di servizio nel reparto di chirurgia vascolare, Elena è andata nel bagno che si trova a metà del corridoio del reparto. Praticamente era sola. Nessuno l’ha vista in quel momento, come poi hanno accertato i militari della stazione di Borgo San Sergio. E nessuno comunque, anche se avesse visto, avrebbe fatto caso a un’infermiera che va in bagno. A quell’ora, più o meno, erano le 6 del mattino, molti dei pazienti ospitati nel reparto - una quindicina - stavano dormendo. E le colleghe del turno di giorno non erano ancora entrate in servizio nel reparto.

Così è successo tutto in silenzio. Le fiale di insulina e di Valium e la siringa, Elena le aveva messe nella tasca del camice azzurro. Ha chiuso la porta del bagno con la chiavetta e poi ha fatto quello che normalmente - anche con gli stessi farmaci, ma con ben altri dosaggi - faceva tutti i giorni con i malati di diabete o quelli sofferenti di d’insonnia. E in pochi istanti ha detto addio alla vita.

L’allarme è scattato attorno alle 6.30 quando le colleghe hanno iniziato a cercarla nelle stanze dove riposavano i pazienti o in quelle del personale. Sparita, come volatilizzata. Qualcuno è andato verso il bagno e ha trovato la porta chiusa e forse ha intuito cosa poteva essere successo. Hanno bussato chiamando Elena ad alta voce. Poi con un passepartout hanno aperto la porta. Tutto è stato tragicamente chiaro: l’infermiera era riversa sul pavimento. Hanno tentato di rianimarla ma il suo cuore aveva ormai cessato di battere, come poi ha rilevato il medico legale Fulvio Costantinides, arrivato poco dopo le 8. In pochi minuti la flebo contenente Valium e insulina aveva fatto effetto, spegnendole per sempre la vita.

Le colleghe davanti alla porta del bagno erano sconvolte. Qualcuna ha pianto. Sul posto, come detto, sono arrivati i carabinieri della stazione di Borgo San Sergio e i poliziotti di una pattuglia della Squadra volante. Hanno parlato a lungo con chi era in reparto. Hanno controllato la porta del bagno che appunto era stata chiusa dall’interno. Poi hanno avvisato il sostituto procuratore di turno.

In tarda mattinata il direttore generale dell’Azienda sanitaria e ospedalier Nicola Delli Quadri ha diffuso una nota, rappresentando anche a nome degli operatori dolore e sgomento «per il triste accaduto che ha coinvolto una collega».

«La ricordiamo con stima, affetto e apprezzamento per le sue doti umane e professionali - ha aggiunto -. Esprimiamo sentita e profonda vicinanza e condivisione per il dolore dei familiari e dei colleghi che hanno avuto con lei un’ importante esperienza di vita e di lavoro in comune».

Roberto Adovasio, direttore del reparto di Chirurgia vascolare ha definito Elena Peschier «una persona dolce e gentile e una brava professionista, una collaboratrice che ci mancherà molto. Nulla - aggiunge - avrebbe lasciato pensare quello che purtroppo è accaduto nel reparto». Racconta: «Sono arrivato in ospedale attorno alle 8 come tutte le mattine. Era già tutto successo. È stato un brutto choc. Non sapevo dei suoi problemi». Altro non se la sente di dire.

Rossana Giacaz, della Cgil Funzione pubblica, è attonita. «È stata una tragedia - dice - che non ha avuto alcuna possibilità di previsione, di intervento. Sono fatti difficili da prevedere. Forse dopo, pensando ai particolari apparentemente insignificanti, si riescono ad annodare i fili e si riesce a capire qualcosa di un dramma tremendo. Ma, lo ripeto, sono convinta che nessuno poteva prevedere quello che è successo». Poi la sindacalista prende fiato e dice con la voce rotta dall’emozione: «Esprimo un grande cordoglio alla famiglia».

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