Influenza A, ora si rialza la guardia
La proposta del rappresentante dei medici di famiglia Trento e del responsabile della rianimazione Berlot "Riprendiamo le vaccinazioni contro l’influenza"

Cattinara
TRIESTE.
Guardia alta e nervi saldi. Ecco cosa serve prima di tutto, secondo gli attori del mondo sanitario cittadino, per affrontare il ritorno sulla scena del virus H1N1 ed evitare che la notizia della prima vittima triestina - la donna di 67 anni deceduta lunedì a Cattinara -, inneschi inutili allarmismi. Eppure, fa notare più di qualcuno, queste due ”difese” potrebbero non rivelarsi sufficienti. Meglio quindi mettere subito in campo un'ulteriore risposta: il riavvio della campagna di vaccinazione, ufficialmente chiusa il 31 dicembre scorso.
A sollecitare la ripresa della distribuzione capillare dei vaccini - al momento consentita solo a chi esibisce al farmacista l’impegnativa del medico di base - sono proprio gli addetti ai lavori che, in queste ore, stanno constatando un’improvvisa ”fame” di informazioni sui rischi legati all’influenza A. «Dopo lo scetticismo iniziale, registriamo ora un grande interesse - spiega Alessandro Fumaneri, presidente della Federazione dei farmacisti -. La gente, rimasta disorientata dalle polemiche sulla reale portata della pandemia dello scorso anno. adesso ha voglia di sapere, informarsi, attrezzarsi. Alla luce di questo, e visto che i vaccini sono ancora disponibili, credo sarebbe un peccato non usarli. La decisione ovviamente tocca alle autorità sanitarie. Noi, comunque, siamo pronti».
«In effetti riaprire i termini per la vaccinazione sarebbe utile - gli fa eco Dino Trento, segretario della Fimmg, il più rappresentativo sindacato dei medici di famiglia -. Se non altro consentirebbe di tranquillizzare chi ora ne fa richiesta perchè preoccupato dagli eventi degli ultimi giorni». «Non sono un virologo e non voglio rubare il mestiere ad altri - precisa il responsabile della Rianimazione di Cattinara Giorgio Berlot -. Detto questo, credo che una rapida ripresa delle vaccinazioni potrebbe avere un effetto mitigante sull’andamento dell’epidemia. Forse, tra l’altro, non è stata data la giusta enfasi ad un aspetto: anche se non funziona sul singolo, la vaccinazione di massa riduce la possibilità che il virus entri in circolo e, di conseguenza, le probabilità di contagio».
Argomenti condivisi dall’esponente del Pd e medico Sergio Lupieri, che lancia una proposta puntuale:
«Consentire ai pazienti di eseguire ancora la vaccinazione negli studi dei medici di famiglia per ulteriori 15 giorni. Così - conclude Lupieri - si semplificherebbero le procedure evitando ai cittadini di dover fare ogni volta due strade: prima per raggiungere il medico da cui ottenere la ricetta, poi per ritirare la fiale in farmacia». Di fronte al pressing di medici e farmacisti, tuttavia, l’Azienda sanitaria resta tiepida, «Attualmente il virus sta già circolando - spiega Fulvio Zorzut, responsabile del Dipartimento di prevenzione dell’Ass1 -. E questo espone le eventuali vaccinazioni al rischio di fallimento. Se uno si vaccina ma ha già in fase di incubazione una malattia virale, vanifica l’effetto.
Del resto se le campagne vengono pianificate tra ottobre e dicembre, è proprio perchè nei giorni precedenti alla conclusione inizia a diffondersi l’epidemia. Da un punto di visto epidemiologico, quindi, non è consigliabile vaccinarsi adesso. Ciò tuttavia - prosegue il direttore del servizio Malattie infettive - non vieta, a chi lo desidera, di farlo ugualmente. Sia rivolgendosi al proprio medico sia al Dipartimento di prevenzione, dopo aver effettuato la prenotazione al Cup. Tecnicamente quindi non c’è niente da riaprire, perchè la campagna non è ancora stata chiusa. E non c’è nemmeno bisogno di correre ai ripari avviando una nuova vaccinazione di massa. Quella - conclude Zorzut - c’è già stata e ha raggiunto 32mila persone, per lo più anziane. Che, infatti, in questi giorni si ammalano molto meno.»
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