Intanto la lapide a Oberdan resta “invisibile”

È l’altra “faccia” della medaglia della storia. Mentre si sta per celebrare il “Kaiser”, ci si dimentica di chi, invece, sacrificò la sua vita per l’italianità, Guglielmo Oberdan, il giovane irredentista triestino al quale, a Ronchi dei Legionari, è stata dedicata l’omonima piazza perché fu proprio qui che fu arrestato.
E mentre a Bologna, in piazza Maggiore, ben visibile è una targa che lo ricorda, in città la lapide è celata dalle imposte di una finestra e dimenticata da tutti. La targa che da alcuni anni ha fatto nuovamente parlare di se, fu sistemata sulla facciata di quello che era l’albergo Berini con una cerimonia avvenuta il 20 dicembre del 1920.
L’arresto di Guglielmo Oberdan avvenne il 16 settembre del 1882. Il giovane arrivò in città alle 10.45 dello stesso giorno, non appena attraversato il confine con l’Austria.
Si fermò per riposare nella locanda di Giovanni Battista Berini. Ma il capoposto della Gendarmeria Virgilio Tommasini, avvertito dalla polizia, si recò nella locanda e, salito al primo piano, entrò con la forza nella camera di Oberdan che reagì sparando un colpo di pistola.
Arrivò altra gente e l'irredentista triestino fu ammanettato e condotto nell’ufficio del podestà, Leonardo Bruschina.
All’alba del 20 dicembre venne impiccato nel cortile della “Caserma Grande” di Trieste. Nei mesi scorsi a chiedere all’amministrazione comunale di intervenire, ridando dignità e valore a questa testimonianza storica della cittadina, erano stati, con un’apposita interrogazione al sindaco Roberto Fontanot, i consiglieri di “CittàComune”. (lu.pe.)
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