“Inutile vietare agli italiani l'acquisto di case sul Carso”
L'ex senatore del Pci Stojan Spetic critica Lubiana sull'ipotesi di limitare le compravendite: anch'io ho una casa a Comeno

TRIESTE Una casa a Comeno come un loft a Manhattan? Beh, non proprio, ma se i prezzi sul Carso sloveno dovessero lievitare ancora la similitudine sarebbe più che azzeccata. Un fenomeno quello di acquistare casa da Corniale fino a Costagnevizza sempre più diffuso. Chi acquista? Triestini, ma anche molti sloveni che vivono in Italia e, udite, udite, anche inglesi e irlandesi. Sì, perché la quiete del Carso, le sue tradizioni contadine e la vicinanza al mare lo fanno diventare una sorta di piccolo paradiso. Chi ha acquistato casa nei pressi di Comeno e in tempi non sospetti è l'ex senatore del Pci Stojan Spetic, sloveno della minoranza che con la buonuscita della pensione da senatore si è comperato il suo "buen retiro" nel 1992, una vecchia casa carsica. Allora gli stranieri non potevano acquistare immobili in Slovenia. Spetic ha trovato così un prestanome nelle vesti, udite, udite, di un arabo-palestinese, un ingegnere con cittadinanza slovena, che è diventato intestatario della casa e che, a sua volta, gliela ha affittata per 99 anni.
Entrata la Slovenia nell'Ue Spetic si è intestato regolarmente la proprietà a suo nome dopo una paziente opera di restauro della stessa. Ora i prezzi sono lievitati. Per una casa da ristrutturare ci vogliono 100mila euro, per un'abitazione relativamente nuova servono invece 250mila euro. Un aumento non dovuto solo alla domanda italiana. «Vicino a casa mia - racconta Spetic - due abitazioni sono state acquistate da altrettante famiglie irlandesi giunte fin qui per il mare e le osmizze».
Ci sono poi, tra gli acquirenti, molti lubianesi, ma anche giovani e intellettuali sloveni del carso triestino che hanno approfittato della caduta del confine. Ma c'è un altro fenomeno da non sottovalutare. Tutti i paesi del carso sloveno avevano, infatti, per gli effetti ancora dell'amministrazione jugoslava, delle aree di espansione urbanistica calcolate su un secolo di vita. Ora con la liberalizzazione del mercato grandi aziende immobiliari slovene o società di costruzione hanno acquistato le suddette aree per costruire case nuove, spesso villette a schiera, e metterle in vendita poi essenzialmente a cittadini italiani, triestini, a persone cioè che cercava un trasferimento.
La gente del posto è rimasta così esclusa da questo business per l'inevitabile lievitazione dei prezzi. «Gli sloveni atuoctoni - spiega ancora Spetic - vendevano i terreni di cui erano proprietari in queste aree d'espansione e con il ricavato ristrutturavano la casa dei propri genitori dove andavano a vivere rimanendo così esclusi di fatto dal nuovo mercato e, in un certo senso, alimentandolo». Un fenomeno non più arginabile dunque. Si va a un'osmosi socio-culturale che a qualcuno, dalla parte slovena, non aggrada. Da qui la nascita di associazioni civili che vogliono contrastare il fenomeno immobiliare.
«Inutile ora porre divieti agli stranieri di acquistare case. Siamo in Europa. Sarebbe meglio che il Carso diventasse un parco naturale, per salvaguardare il paesaggio e evitare, quelle sì, speculazioni urbanistiche. L'importante però è che chi compra sul carso sloveno - afferma Spetic - abbia la volontà di conoscere e capire le tradizioni linguistiche e culturali dell'area. Non dico che imparino lo sloveno, ma che sappiano qualche parola sì. I miei amici irlandesi, ad esempio, non si perdono una sola rappresentazione delle corali slovene locali». Non si perdono neanche un'osmizza e adorano il gusto asprigno del terrano. Insomma abbiamo sempre qualcosa da imparare. Anche dagli irlandesi.
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