Investito, anni per il risarcimento

Impugnata condanna della guidatrice, in difficoltà vedova e bimbo del muratore
Naim Berisha
Naim Berisha

Dovranno attendere chissà quanti anni per poter essere risarciti. La vedova e il figlioletto del muratore kosovaro Naim Berisha, 27 anni, ucciso nel settembre del 2009 sulla Costiera dalla vettura di Silvia Blasina, 72 anni, qualche giorno fa hanno appreso che l’investitrice ha presentato appello.

Gli avvocati Marco Fazzini e Alessandro Carbone hanno impugnato la sentenza di condanna a 14 mesi di carcere con la condizionale, pronunciata con rito abbreviato dal presidente aggiunto del gip Guido Patriarchi. Sembrava finita lì, anche perché l’anziana dopo aver ucciso il muratore, fermo a lato della strada, aveva proseguito la propria corsa fino a Duino. Quando era stata bloccata dalla polizia al Bar Bianco, aveva affermato di non essersi accorta di nulla. «Credevo di aver colpito un ramo».

Poche ore più tardi il pm Giuseppe Lombardi l’aveva arrestata contestandole l’omissione di soccorso, ipotesi di reato per cui Silvia Blasina è stata poi assolta nel processo di primo grado. Il ricorso in appello ha avuto il potere di fermare ogni trattativa tra la Compagnia assicuratrice e il legale della famiglia di Naim Berisha. La sentenza di primo grado affida infatti al giudice civile la quantificazione del danno subito dal bambino e dalla donna con la perdita del padre e del marito. Ma questo giudizio civile non può iniziare finché quello penale non sarà concluso e mamma e bambino, privi di ogni reddito, oggi sono in difficoltà. Il loro legale, l’avvocato Fabio Campanella, ha ottenuto dall’assicurazione 170 mila euro come provvisionale, ma i soldi rischiano di finire ben prima che a livello penale e civile siano pronunciate tutte le sentenze. L’appello dovrebbe essere discusso fra un paio d’anni e il nostro ordinamento prevede anche il ricorso in Cassazione. Poi forse si inizierà a valutare il “valore” monetario di una morte scambiata per l’impatto con un ramo. (c.e.)

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