«Io, tedoforo nella più bella edizione delle Olimpiadi»

Non se ne separa praticamente mai, ormai da più di mezzo secolo. La tiene a portata di vista, nel soggiorno di casa. Un ricordo dal valore affettivo inestimabile, unico. L’oggetto in questione è la fiaccola olimpica in bronzo e la storia è quella di Rodolfo Schipani, classe ’44, calabrese di nascita, ma triestino d’adozione. Nell’estate del 1960, ancora ragazzino, è stato uno dei tedofori che per un chilometro e mezzo ha avuto l’onore di portare il simbolo olimpico sulle strade di casa, in quella che è stata l’indimenticabile edizione dei Giochi di Roma. Un’esperienza umana straordinaria, irripetibile, di quelle che si portano dentro per sempre e poi si raccontano ai nipotini davanti al caminetto. La fiaccola, partita da Atene, era giunta via mare a Reggio Calabria e allo stadio Granillo si erano tenute le selezioni per scegliere i tedofori che dovevano accompagnarla sulla strada che porta alla capitale.
«A quel tempo ero un corridore dilettante di mezzofondo e la mia specialità erano proprio i 1500 metri – racconta Schipani - . Dunque quando ho saputo che c’erano le selezioni mi sono precipitato allo stadio. Ero abbastanza tranquillo, in quanto il tempo richiesto doveva essere inferiore ai 5 minuti, mentre il mio personale sulla distanza era di 4 e 12. Ed infatti vinsi la mia batteria, centrando l’obiettivo: il sogno di una vita era diventato realtà». Un’emozione straordinaria che Schipani ha condiviso finora con poche persone. «Era una giornata infernale, faceva un caldo feroce, la strada scottava sotto i piedi. Ricordo che c’era moltissima gente, un seguito incredibile. Ero un ragazzino di appena 16 anni, che aveva addosso un’euforia incredibile che mi aiutò a non sentire la fatica ed a superare l’emozione. Quel chilometro e mezzo se ne andò velocemente, quasi non me ne accorsi. Alla fine però rimasero i segni dello sforzo, le suole delle scarpe si erano surriscaldate e avevo delle bruciature sulle piante dei piedi. Ma non importava, sentivo di aver fatto qualcosa di straordinario, che sarebbe rimasto nella mia storia personale».
Schipani arrivò a Trieste qualche anno più tardi per motivi di lavoro ed ancora oggi vive nella nostra città. Il suo legame con lo sport è rimasto intatto, tanto da aver praticato nel corso degli anni, oltre all’atletica, anche il calcio con la maglia della Libertas ed il biliardo, specialità goriziana. Nella sua bacheca ci sono parecchi trofei in bella vista, ma nessuno di essi può reggere il confronto con la fiaccola olimpica. (p.p.)
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