Isonzo, isolotto sgomberato dai profughi

GORIZIA Alla fine, li hanno sgomberati. Alla mattina, le forze dell’ordine avevano dato vita a un’azione di moral suasion, di convincimento bonario a lasciare le rive dell’Isonzo e, soprattutto, l’isolotto centrale. Ma di fronte al fatto che i richiedenti asilo erano tornati (subito dopo) in quei luoghi, si è resa necessaria nel tardo pomeriggio un’altra “operazione interforze” che ha coinvolto in contemporanea polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani, senza dimenticare i vigili del fuoco.
Con l’ausilio di un traduttore è stato (nuovamente) spiegato ai profughi che una loro permanenza in loco sarebbe stata rischiosa vista l’allerta meteo emanata dalla Protezione civile regionale. E così, al termine di una lunga trattativa, i 40 profughi hanno lasciato l’Isonzo. Per andare dove? Ventisette sono stati trasferiti proprio questa mattina su un pullman in direzione Trento. E gli altri 13? Da qualche altra parte. Al Parco della Rimembranza? Forse, ma anche lì vige l’ordinanza anti-bivacco.
Fondamentale l’apporto dei vigili del fuoco: con l’ausilio di due gommoni hanno recuperato una quarantina di richiedenti-asilo che avevano trasformato l’isolotto nella loro “casa”. Una volta sbarcati, sono stati invitati a lasciare le rive del fiume: i profughi si sono incamminati verso il centro cittadino alla ricerca di un’altra sistemazione provvisoria.
Ma ecco i fotogrammi di una giornata densa di colpi di scena. Ieri mattina, in maniera discreta e senza pubblicizzare in alcun modo l’iniziativa, si è svolta la prima operazione interforze sulle rive dell’Isonzo.
Obiettivo? Far rispettare l’ordinanza anti-bivacco e spiegare (per l’ennesima volta) ai profughi che la permanenza in quella zona è rischiosa: le previsioni parlano di pioggia a catinelle e temporali anche forti. In queste condizioni, il rischio di aperture improvvise della diga di Salcano diventa tutt’altro che improbabile.
«Ed è quello che abbiamo fatto. Ricordare ai profughi tutti i possibili pericoli», sottolinea la polizia che ha coordinato l’operazione. «E gli immigrati hanno compreso e si sono allontanati», fa sapere ancora la Polizia. Secondo gli ultimi dati a disposizione del Comune di Gorizia e forniti dalla Questura sarebbero lievitati da 145 a 160 gli immigrati non coperti da alcuna convenzione e costretti, perciò, a dormire sotto le stelle o sotto i nuvoloni carichi di pioggia.
«È il più classico dei rapporti causa/effetto - commenta il sindaco Ettore Romoli -. È diminuita la capacità di accoglienza con la chiusura della convenzione con l’hotel Internazionale e con la riduzione della capienza del Nazareno: questo ha fatto sì che aumentasse, e continuerà ad aumentare, la quota di persone che dormiranno all’addiaccio».
Come annunciato in precedenza, l’operazione interforze di ieri mattina, che ha interessato anche altri luoghi (come il parco della Rimembranza), ha avuto effetti assolutamente e a dir poco... temporanei. Insomma, la montagna ha partorito un topolino. Perché? Perché, ieri poco dopo le 14, si potevano tranquillamente scorgere dal ponte VIII Agosto richiedenti-asilo (non erano bagnanti) nuovamente assiepati sulle rive dell’Isonzo. Chi disteso. Chi in acqua. Chi a cucinare. Tutto come prima, insomma. Del resto, era assolutamente prevedibile: in assenza di strutture ricettive o destinate all’accoglienza, è chiaro che i profughi tornano nei luoghi a loro più cari.
Da qui, la decisione di dare vita a una seconda operazione-sgombero concretizzatasi nel tardo pomeriggio. Parallelamente all’azione delle forze dell’ordine, i volontari della Caritas hanno distribuito volantini ai profughi in cui, nella loro lingua, vengono illustrati i tanti pericoli dell’Isonzo. E viene fatto un riferimento anche alle zecche, altro grande problema per chi ha trasformato le rive dell’Isonzo nella sua casa.
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