Istria, sgominata la “banda dei datteri”

Quattro umaghesi a processo per aver pescato di frodo e venduto una tonnellata di molluschi protetti
Di Andrea Marsanich

FIUME. Per sei mesi, da giugno a dicembre 2010, hanno messo in piedi un traffico bene organizzato, “spacciando” una tonnellata di datteri di mare. Quattro umaghesi estraevano infatti dai fondali istriani la pregiata (e proibita) merce e quindi la vendevano a “grossisti” sloveni che, a loro volta, la piazzavano nei ristoranti del Paese subalpino. Ma in questo giro abusivo ci sono state delle crepe nelle quali si sono incuneate le polizie di Croazia e Slovenia, arrestando il quartetto istriano e i loro collaboratori d’oltreconfine. Adesso gli umaghesi Mladen Jovic, 44 anni, Tomislav Basic, 35, Zoran Milosevic, 36 ed Elvis Palcic, 32, vengono processati al Tribunale regionale di Fiume, su denuncia inoltrata dall’Uskok, l’Ufficio croato per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.

Sono accusati di traffico abusivo di “datoli” e infrazioni doganali e rischiano pene molto severe. Infatti il danno che hanno procurato allo Stato pescando di frodo i datteri è di ben 3 milioni di kune, più o meno 400 mila euro. Come noto in Croazia – ma anche nella vicina Slovenia – è severamente vietato pescare, commercializzare e consumare questo prelibato mollusco bivalve, rigorosamente tutelato dalle leggi croate sin dal 1996. Nonostante le pene draconiane per questo genere di reato, i quattro hanno voluto realizzare grossi e illeciti profitti in poco tempo, vendendo i “datoli” agli sloveni al prezzo di 36 euro al chilo. Stando all’atto d’accusa, Jovic era in stretto contatto con lo sloveno Miran Bembic e questi, assieme al connazionale Bojan Krajnc, rivendeva i frutti proibiti ai ristoratori sloveni. I croati portavano sacchi e sacchi di “datoli” a bordo dei loro motoscafi, raggiungendo le acque slovene e infine il porticciolo di Isola.

In sei mesi sono arrivati così in Slovenia una tonnellata di datteri, una ventina di chili di capesante e 5 chili di tartufi di mare o “dondoli”. Qualcosa però non ha funzionato e la polizia istriana ha controllato segretamente i movimenti degli umaghesi, mentre i loro complici sloveni venivano seguiti dalle forze dell’ordine della Dezela. Ci sono state pure intercettazioni telefoniche che hanno permesso di appurare, ad esempio, come il 24 agosto 2010 circa 200 chili di datteri fossero giunti via mare a destinazione. Il giorno del sequestro, Basic aveva collocato i “datoli” in 18 sacchi, capesante e tartufi di mare in altri quattro. Il bottino era stato caricato da Milosevic sul suo motoscafo, con il quale aveva raggiunto il marina di Isola, consegnando il tutto a Krajnc. La polizia slovena aveva fermato l’auto di Krajnc a Bertocchi.

A prescindere dal timore che nel locale piombino gli ispettori, non sono pochi i proprietari di ristoranti croati e sloveni che offrono “datoli” sottobanco, dicendo all’avventore (è uno dei messaggi cifrati) «oggi abbiamo degli ottimi cevapcici alla busara». Nei ristoranti croati si va dalle 800 alle 1200 kune (da 107 a 160 euro) al chilo, cifra che grosso modo riguarda anche i locali sloveni. Da aggiungere che dei Paesi europei, solo Bosnia ed Erzegovina e Montenegro permettono la pesca del dattero.

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