La barriera corallina tra le vigne del Collio

Matteo Femia / Cormons
«Dove oggi nascono vini apprezzati in tutto il mondo, 50 milioni di anni fa c’erano il mare e una barriera corallina, dei quali restano tracce fossili visibili e di fondamentale importanza scientifica lungo tutta la fascia tra Collio e Brda». Il paleontologo goriziano Andrea Baucon, docente all’Università di Genova e tra i massimi esperti mondiali in questo specifico ambito geologico, sta conducendo uno studio sulle peculiarità fossili della zona tra Cormons, Capriva e la Slovenia. Le sue ricerche si concentrano in territorio italiano specificatamente in quell’area ricca di storia tra le località Subida, Preval, Russiz e il sentiero della Vigne Alte. Tante le tracce che emergono dal suolo e che raccontano come questo territorio abbia un passato sconosciuto ai più. Dove oggi sorgono alcuni tra i più conosciuti vigneti al mondo, un tempo c’erano acqua e una barriera corallina di cui restano diverse testimonianze concrete. È lo stesso Baucon a sottolineare il valore scientifico di queste colline: «Circa 50 milioni di anni fa in quest’area c’era solo mare. I movimenti che hanno portato alla creazione delle formazioni montagnose alle nostre spalle hanno creato delle colate di fango dalle quali emergono oggi fossili in tutta l’area tra Collio e Brda, di fondamentale importanza per la comunità scientifica. Quello dell’area tra Cormons e Capriva è un sito paleontologico tra i più interessanti in Italia, che negli ultimi anni è stato poco approfondito: gli ultimi studi in materia risalgono a una trentina di anni fa, e le tracce fossili presenti meritano un’analisi ulteriore».
Cosa caratterizza da un punto di vista paleontologico questa zona? «Ci sono stratificazioni nell’area della Subida che risalgono chiaramente a 50 milioni di anni fa: questa specifica località è piena di tane di crostacei che allora vivevano in quell’habitat. E poi nella zona di Russiz si possono trovare resti di ciò che all’epoca erano chele di granchio, denti di squalo, spine di ricci di mare. La presenza di resti di una barriera corallina è inoltre chiaramente visibile sul sentiero delle Vigne Alte, dove si trova una roccia di corallo davvero spettacolare».
La conclusione di Baucon va oltre il lato meramente scientifico: «In un’ottica di valorizzazione del territorio sotto il profilo storico-geologico, ciò che quest’area racconta dal punto di vista fossile meriterebbe un dossier a parte da inserire nella candidatura del Collio-Brda a patrimonio Unesco. E pure nell’ottica della Capitale della Cultura 2025 c’è davvero tanto che si potrebbe raccontare». —
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